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Vecchio 15-02-2007, 20.35.29   #49
Shanti
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Il numero VIIII dell’Eremita è il primo numero dispari divisibile per un altro oltre che a se stesso, quindi è ambivalente, insieme attivo e ricettivo (dispari e divisibile). Si conclude un primo ciclo decimale e con il X della Ruota della Fortuna ne inizia un altro, al quale l’Eremita si avvicina abbandonando l’VIII come se si allontanasse da uno stato di perfezione insuperabile, ed entra in crisi. Ricorda il feto che all’ottavo mese raggiunge il pieno sviluppo all’interno dell’utero: tutti gli organi sono formati e durante il nono mese si appresta a lasciare l’unico ambiente che ha conosciuto per entrare in un mondo nuovo.
Nei Vangeli si legge che Gesù venne crocifisso all’ora terza, iniziò l’agonia all’ora sesta e morì all’ora nona. Il numero 9 indica una fine ed un principio. L’Eremita conclude attivamente il suo antico mondo e diventa ricettivo verso un futuro che ancora non conosce e non domina. A differenza del Papa che sapeva dove andava egli rappresenta un passo verso l’ignoto impersonando sia la saggezza sia uno stato di crisi profonda.

La lanterna che tiene in mano potrebbe essere considerata come il simbolo della Conoscenza, la solleva illuminando il passato come saggio, un uomo pieno di esperienza. Questa luce potrebbe essere una conoscenza segreta riservata agli iniziati o al contrario una fonte di saggezza offerta ai discepoli che vanno alla sua ricerca. Con quella lanterna l’Eremita potrebbe illuminare il cammino oppure segnalare se stesso alla divinità, come se dicesse “Ho compiuto la mia missione, ora sono qui, guardatemi”. Nella carta è racchiusa l’ambivalenza tra attivo e ricettivo, e lo stesso vale quindi per la luce.

Gli strati di vestiti dell’Eremita suggeriscono il freddo, l’inverno caratteristiche saturnine che solitamente gli vengono attribuite e rimandano anche a una certa freddezza della saggezza, alla solitudine dell’iniziato. Le numerose linee che ombreggiano i suoi abiti possono venire interpretate come un segno della sua grande esperienza.

La schiena curva contiene tutta la memoria del passato. Due lune arancioni, una dietro la nuca e l’altra sul rovescio del mantello indicano che l’Eremita ha accresciuto dentro di sé le doti ricettive. Nelle pieghe della mano che regge la lanterna si notano i fianchi e un pube di donna in miniatura che potrebbero indicare la sua femminilità o il fatto che persistano in lui alcuni desideri carnali.

Sulla fronte tre righe indicano la sua attività mentale. Lo sguardo si perde in lontananza, mentre i capelli e la barba azzurri lo rendono simile all’Imperatore che qui avrebbe abbandonato il trono, cioè l’attaccamento alla materia.

Il guanto azzurro simile a quello del Papa conferisce alle sue decisioni e azioni una profonda spiritualità. Nel bastone e nel cappuccio sono invertiti il rosso e il giallo di quelli del Matto e lo rendono simile a lui, ma qui il bastone sembra che sia percorso da un fremito come se la missione fosse stata compiuta, come dimostra la terra arata

Il mantello blu è il segno della sua umiltà, della coscienza lunare e ricettiva. La parte interna rosa carne rievoca tutta l’esperienza di un essere che ha imparato la lezione dalla strada che ha percorso. Ma sotto, al centro, lo avvolge il colore verde, che nella tradizione sufi e cabalistica è il colore dell’eternità. L’Eremita con la H iniziale (l’Hermite), che lo rende simile a Hermete l’alchimista ha forse scoperto l’elisir di lunga vita, ha sfiorato l’eternità.

Povero e ricco allo stesso tempo, avendo conosciuto la morte e la rinascita, sembra fare un appello a quella parte di noi che può essere eterna, incitandoci a vivere la crisi con coraggio, a camminare seppur verso una direzione sconosciuta.
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