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Vecchio 06-12-2004, 00.54.03   #1
Ladymind
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Poco tempo fa mi è capitato di leggere un articolo su un periodico locale di informazione “alternativa” che parlava di una patologia a me sconosciuta, per l’appunto MCS ovvero sensibilità chimica multipla.
A pensarci bene mi pare di averne già sentito parlare in tv diverso tempo fa o forse era qualcosa che somigliava.
Chi scrive è una persona che ha scoperto di esserne affetta da poco tempo e sta vivendo una vita d’inferno. Tanto per cominciare la malattia è (come sempre) studiata sin dagli anni ’50 negli USA ed è riconosciuta anche in Germania ed in Canada ma non in Italia.

La sindrome è del tutto simile ad un’allergia in quanto i sintomi appaiono e scompaiono con l’allontanamento della causa scatenante. Il problema però è che si perde per sempre la capacità di tollerare gli agenti chimici. Ciò significa che non si sopportano più detersivi, profumi, vernici, colle e tutto ciò che viene utilizzato nel legno e nei mobili, formaldeide compresa, inchiostri, scarichi delle auto, fumi di stufe e camini, plastica, farmaci, anestetici, tessuti, ecc… e tutto ciò che è di derivazione petrolchimica.
Può colpire in qualsiasi momento, si calcola una percentuale tra l’1,5 e il 3% della popolazione (mica poco!!!!).
E’ causa di oltre cinquanta patologie disabilitanti che colpiscono vari sistemi fisiologici: sistema nervoso, respiratorio, digerente, immunitario, renale, endocrino ecc… Nel tempo può provocare infarti, ictus, emorragie; nello stato infiammatorio sviluppa forme tumorali e leucemiche (tipo la sindrome del golfo o dei balcani ).
Capite adesso perché dicevo vita d’inferno: per non essere esposti a tutto ciò si è costretti all’isolamento totale considerato poi il fatto che questa persona diceva di aver dovuto eliminare buona parte dei mobili (contenenti formaldeide), aver dovuto sigillare il pc e adottare un sacco di altri accorgimenti.
Inoltre probabilmente non riuscirà a mantenere il posto di lavoro trasformandolo in telelavoro perché per l’appunto in Italia la malattia non è ancora riconosciuta nonostante le varie forme di pressione esercitate dalle varie associazioni al Ministero della Salute e agli altri organi competenti.

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