Discussione: Errare per vivere?
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Vecchio 15-10-2011, 10.53.04   #4
nikelise
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Originalmente inviato da griselda Visualizza messaggio
"A volte bisogna compiere qualcosa di imperdonabile per continuare a vivere"



Ho preso questa frase dal film che ho visto stasera:


"A Dangerous Method"


(Molto diverso da un altro film che vidi anni fa che trattava più o meno lo stesso tema per cui non entro nel particolare della veridicità dei fatti ma di quel che avviene nel film)





Racconta di Jung dell'incontro con Freud e del suo rapporto particolare con la sua paziente che poi diventerà la sua amante.



La figura che viene fatta di Jung è di un uomo spirituale con alti principi morali, in contrasto con le idee di Freud che tende a far rifereimento per tutto al sesso e a tenere la psicanalisi lontana da ogni altra possibile influenza specie quella religiosa o spirituale.



Poi l'incontro con lo psicologo Otto Gross tossicodipendente e amorale "contagia" influenza con le sue idee il comportamento di Jung......fino ad arrivare alla frase che è sintesi e interrogativo del film.



Jung ad un certo punto della sua vita infrange quello in cui crede spinto dall'influenza di un altro medico e guarda nell'abisso....scappando poi a gambe levate per poi con il tempo rendersi conto di aver lasciato la nel buio profondo...un parte di se di averla abbadonata per paura...per morale...per sensi di colpa...per non perdere quel che aveva ma a cui non teneva più come un tempo....e finisce con il tempo per cercare disperatamente di ricostruirla altrove con un altra...storia ma rendendosi conto davanti alla gravidanza della sua ex paziente ormai sposata e diventata anch'essa medico, di non esserci riuscito e quella impossibilità conduce Jung verso una perdita.......o alla coscienza di essa....come un vuoto incolmabile che lo tortura


Questo nel film e mia libera interpretazione


Ne vogliamo discutere? Che ne pensate? Lo chiedo a voi perchè io non lo so me lo sono domandata ma non so rispondere.






Sapevo di quest'episodio della vita di Jung e ne parlai tempo fa .
Questa donna fu prima paziente poi amante di Jung e poi divenne una valente psicologa .
C'e' da dire che la storia nacque all'interno di un transfert tra allievo e paziente , non per giustificare ma per onore dei fatti .
Il transfert ed il controtransfert e' il rapporto affettivo che si sviluppa in terapia tra paziente e medico utilissimo alla guarigione se resta confinato e poi il legame venga tagliato .
Anche nel libro Rosso , un grande libro visionario , Jung affronta a fondo questo momento dramatico della coazione a rinnegare cio' in cui s'e' creduto fino a quel momento .
Cosa ne penso ?
Penso che il male e' parte di noi ed e' l'altra parte del bene e come in tutte le coppie di contrari la soluzione sia trovare l'opposto che li concilii.
Come sta alla qualita' ed al coraggio di ciascuno .
Non c'e' dubbio pero' che spesso la via contraria al bene si imponga come una necessita' e che apra strade che altrimenti sarebbero rimaste chiuse per sempre .
Da qui l'inutilita' di ogni teorico discorso moralistico sempre che si sia nel campo della stretta necessita o coazione e non nel mero oppotunismo .
Anche se , se si va dietro a Gurdjeff , noi siamo sempre in una coazione a fare , nell'automatismo , per cui .......
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