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Vecchio 29-05-2007, 10.09.47   #53
Uno
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Inizio a sintetizzare e riassumere un pò:

L'ambiente esterno dove operiamo
le nostre predisposizioni (quindi rientrano gli strumenti)
il nostro volere/desiderare il fare (quindi che ci sia un bisogno di fare qualcosa)
la maturità del momento temporale (cioè ogni cosa può accadere solo nel momento giusto)
il giusto timore (paura non paura)

grosso modo e non in un particolare ordine (sono tutte condizioni importanti) ho riassunto.... manca qualcosa?

Essì che manca.... ma è un qualcosa che riprende tutti gli altri punti, che ne è subordinato ma li subordina anche, che non è ben definibile e riassumibile.
Parlo di vincere (nel senso di padroneggiare) la competizione ed il possesso... definizione perfettibile, che riassume attriti, contrasti, carburanti di sforzo e quant'altro.....

Intendo che senza competizione non ci si muove.... iniziando dal più animale istinto di corteggiamento per esempio.... se una donna (o un uomo) non è desiderata (desiderabile) da altri non attira molte attenzioni... (parlo in generale, poi ci sono casi specifici) se un'automobile non è quella che tutti vorrebbero attira pochi estimatori. etc etc, quindi cosa fa muovere queste persone? La competizione di arrivare ad aver prima, o aver semplicemente quando la cosa è riproducibile, e possibilmente possedere in maniera duratura l'ogetto del desiderio.

Il solito paradosso, se non desidero vegeto, se desidero mi spengo dietro al desiderio... desidero sempre di più... voglio sempre meglio etc etc...
se desidero ma domino il desiderio, se potrei possedere ma non possiedo ecco che sono libero... se non posso possedere sono povero e basta... (e non sto parlando di cose materiali anche se poi la cosa vale anche lì)

Faccio un esempio, in questi giorni stanno dando la vita di Maria Montessori educatrice.... bel film, lo consiglio. Lei, anche se in questo caso non volendo (completamente, ma in parte ha scelto), ha dovuto perdere suo figlio per poterne educare e amare moltissimi, per fare qualcosa che ha lasciato un marchio nell'animo umano... ha quindi seguito la competizione ed il possesso "MIO Figlio", ma li ha vinti... anche spinta dalle circostanze... che sappiamo non sono mai casuali... Adesso sia chiaro che non sto predicando di abbandonare i figli... ne di fare rinuncie fini a se stesse...
il discorso è ancora profondo e lungo, ma vi lascio metabolizzare questa parte
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