Discussione: Interpretazioni
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Vecchio 15-04-2011, 10.43.24   #11
nikelise
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
No, non sconferma.
Si, cerchi di capire cose che non sai in base a ciò che sai, ma più sai su quella cosa, più ti arrivano altri dati e più ti avvicini all'oggettività.

Bisognerebbe stare molto attenti ad interpretare quando si hanno troppi pochi dati in mano, nei film di fantascienza i robot di solito dicono: "dati insufficienti" e vanno in loop.
Invece quando si inizia ad averne abbastanza si può tentare l'interpretazione sapendo però che essa può essere ancora soggettiva e quindi se non completamente quanto meno in parte mutabile. E' proprio questa la differenza tra un'interpretazione errata ed una soggettiva, la prima andrebbe sostituita completamente, la seconda solo migliorata, approfondita etc...
Una parziale potrebbe essere pure pericolosa se ci fermiamo convinti che più di così non si possa andare.

In ogni caso, per tornare a quello che dicevi Ray, l'interpretazione si basa sempre su qualcosa che non possiamo vedere direttamente. Se io vedo un triciclo mai visto prima, interpretando (pedali, ruote, misure etc) penso che potrebbe servire per un bambino per montarci sopra e muoversi, finchè non vedo il bambino che ci monta sopra sto interpretando, quando vedrò il bambino etc.. allora avrò osservato e saprò con certezza la funzione di quell'oggetto, la mia non è più una interpretazione, ma è realtà osservata.
Quindi anche l'interpretazione oggettiva, per quanto questo accada raramente, potrebbe discostarsi dall'osservazione, per essere oggettiva è sufficiente che utilizzi tutti i dati accessibili all'umanità (dato che stiamo parlando di interpretazioni umane).
In effetti interpretare e' per definizione dare un significato a qualcosa di oscuro .
Ma per dare anche un altro taglio al discorso va detto che l'interpretazione se non qualcosa di gia' patologico nell'avvenuta comunicazione e' comunque quanto possibile da evitare perche' le difficolta' nella raccolta dei dati oggettivi unita alla complicazione della situazione soggettiva di chi interpreta alza smisuratamente la possibilita' di errore .
Per questo i romani inventori del diritto inventarono la massima :
in claris non fit interpretatio : nella chiarezza non serve interpretazione .
Dunque spostiamo '' l'occhio di bue '' anche su chi inizia a comunicare perche' c'e' anche un dovere di rappresentare le cose in modo chiaro proprio per evitare equivoci .
Sempre che non ci si trovi in campi quali l'esoterismo ove l'oscuro e' voluto e ha una certa finalita' .

Ultima modifica di nikelise : 15-04-2011 alle ore 10.57.22.
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