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Vecchio 10-02-2010, 01.34.43   #4
Ray
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Predefinito specificazioni sulla Via

A cosa serve una Via?

Beh, prima ho detto che la Via dovrebbe portare al Centro, parola sostituibile a piacere con una qualsiasi delle altre che sono per ora vuote di significato: Dio, la Verità, la Conoscenza eccetera.
In realtà è meglio specificare bene alcune cose.

Esistono una serie di Vie codificate... tutti quelli che se ne occupano un po' sanno a cosa mi riferisco. Ci sono le vie degli yoghi, c'è la quarta via, ce ne sono un sacco legate alle varie Tradizioni, ci sono le vie che prevedono maestri, quelle solitarie, quelle per matti, quelle piene di tecniche rigidamente codificate e quelle dove si deve un po' improvvisare, quella adatte alle persone fatte così e quelle adatte alle persone fatte colà. Ho letto molte cose su queste vie e molte altre probabilmente ne leggerò in futuro.
Ma tutte queste vie, se sono tali, hanno un unico scopo: l'Iniziazione. Cos'é? Leggetevi l'articolo di Uno, che lo spiega sicuramente meglio di me, in ogni caso si tratta di un inizio e non di una fine. Ma è anche una fine, la fine della via che si è trovata in terra, e porta a dare un significato a quelle famose parole di prima. L'iniziazione è la prima esperienza diretta di quella cosa lì... in pratica è vedere Dio. Poi pare non si riesca a sostenere in maniera duratura e si rimbalza indietro, ma si è cambiati per sempre. Li inizia la vera Via.
Quindi quello che ci si può aspettare, anzi che ci si dovrebbe aspettare da una Via è che porti all'Iniziazione. Qualsiasi altra cosa è fuffa.
La via che percorro porta lì? Lo credo sinceramente. Ci arriverò? Questo è tutto un altro paio di maniche.

E qui arriviamo ad una serie di punti chiave, che poi sono rappresentati da alcuni di quei frammenti di cose che mi pare di aver imparato.
Pur essendo l'Iniziazione il punto di arrivo della Via, essa ne prevede tutta una serie di minori lungo il percorso. Quante? Mah, credo che dipenda da chi la percorre. Ogni passo potrebbe rappresentare un passaggio e a seconda di chi cammina un determinato passo può essere più o meno importante, più o meno difficile. Poi se leggete un po' di roba scoprite che ci sono dei passaggi chiave, quindi importanti grossomodo per tutti, che sono stati codificati, classificati, nominati e spiegati in vario modo. Alla fin fine uno dei modi in cui le varie dottrine si differenziano è dato dall'importanza che attribuiscono ai vari passaggi.
In ogni caso potremmo immaginarci la via come un lungo corridoio con in fondo una porta. Ovviamente chiusa. Aperta la quale si apre un altro corridoio con in fondo un'altra porta e così via.
Chiaramente la conformazione del terreno varia continuamente, come può variare un sentiero che porta dalla bse alla sommità di un monte... ma volevo parlare delle porte/passaggi, quindi uso la metafora del corridoio. Quando mi farà comodo userò quella della montagna.

Ho imparato che non si deve mai dare nulla per scontato, per acquisito. La strada che si è percorsa non da garanzie, si può tornare indietro assai facilmente... nuotiamo controcorrente.
Ma ho anche imparato che ciò che si è ottenuto, i cambiamenti che si sono riusciti a produrre ed instaurare, sono indelebili, nostri per sempre, non ci possono essere portati via. Possiamo dimenticarcene, non usare le capacità sviluppate, ma esse tuttavia restano, sono lì a disposizione, per quando le rivogliamo.
Ecco due pezzi di puzzle che non si incastrano. Com'è che si può tornare indietro ma non si può tornare indietro?
Dipende dalle porte.

Quando arriviamo ad una porta, solitamente essa è chiusa e quindi ci è preclusa la parte di corridoio che segue. Serve una chiave, ma non mi dilungherò adesso sul come aprire le porte. Il punto è che una volta che abbiamo aperto una porta essa resta aperta. Noi possiamo tornare indietro ma la porta resta aperta... o meglio si richiude nel senso che ci impedisce di vedere oltre (ma tanto sappiamo cosa c'è) ma non si chiude a chiave. Oppure si chude a chiave ma abbiamo le chiavi.
Insomma accade questo: ogni volta che retrocediamo dobbiamo rifare quel pezzo di strada che avevamo già fatto, tocca riaffrontare tutti i passaggi di nuovo, ma non presentano più le difficoltà di prima, le porte sono aperte. Il guaio è il tempo. Il buono è che ripercorrendo di solito notiamo qualcosa che ci era sfuggito la prima volta, anche se in realtà potremmo benissimo farne a meno dato che una volta giunti avremmo accesso a tutti i particolari... ma dato che siamo retrocessi, e ci tocca rifare tutto, tantovale beccarci quel che possiamo.

Ah si, dicevo che nuotiamo controcorrente. Ma allora? La strada è cambiata, la corrente è diminuita che noi la si ripercorre più facilmente? No, ma siamo cambiati noi. E non è neanche detto che la ripercorriamo più facilmente, ma solo che possiamo farlo. Poi dipende anche da quanto ci siamo sfiancati o impigriti nel frattempo... se siamo rotolati indietro un motivo ci sarà, no?

A volte credo sia inevitabile, a volte è pollaggine nostra. E' inevitabile solo quando non abbiamo ben portato a termine quello che c'era da fare per passare... ma siamo passati di slancio ugualmente. Questo ci lega, è come impigliarsi la maglia in una maniglia. Possiamo avanzare ancora un po' ma la trazione ci devierà e ad un certo punto la deviazione ci impedirà di prseguire oltre se non torniamo indietro a disimpigliare la maglia.
Come? Possiamo toglierci la maglia? Mi sa di no...
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