Discussione: Il paradiso perduto
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Vecchio 17-01-2011, 10.53.32   #35
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Le gambe si piegano perchè è duro accettare il male che sta dentro di noi, sia il male che abbiamo scampato sia quello quello a causa del quale potevamo far morire qualcuno. Nel momento in cui si riflette su questo, l'acqua del fiume diventa torbida, offusca tutto il resto, l'entusiasmo di raccontare di se va tutto a rotoli, e ci vuole uno sforzo per pensare che il male alla fine non ha vinto, specialmente quello che ci appartiene, tra pericoli e gioie si è vissuta la vita, e siamo ancora quì a raccontarcene altra davvero. Meno male che Tea sia ancora quì nel tempo divenuta così dolce e timida.

Quando si andava in macchina per un breve viaggio o una gita in montagna, noi figli, seduti dietro, accadeva che ci si imbalsamava, in modo spontaneo. Non so cosa fosse, magari il movimento sulle ruote, oppure il vedere le cose che scorrevano. Non so le mie vicine di sedile cosa facessero, a me accadeva che mi perdevo nell'osservare le case vecchie non più abitate che scorrevano veloci.
Premetto che oggi come allora, girando per le città della Sicilia, i paesi, i litorali, se ci si allontana appena un pò dai loro centri, cominciano ad esserci porte chiuse, cortili con ciuffi di erba incolta. Ma può succedere anche nel centro storico coi palazzi di fine ottocento più antichi, che qualcuno di questi sia chiuso da tempo, spesso il restauro costa troppo al privato che lo ha ereditato. A Troina , un paese in provincia di Enna , proprio nell'entroterra, il comune regala le case delle vie del centro storico architettonicamente interessante, a patto che le si restauri. Isola paradisiaca per la pace e la maggiore semplicità che vi regna. Paesi vivibilissimi se si ha un lavoro, a misura d'uomo, che vanno scomparendo anche al sud. Non esiste lì nemmeno mala gente, la economia però è ferma e quelle case pur belle sono ancora chiuse da tanto tempo, nessuno ha voglia di investire lì. Un mio caro amico che vi è nato, compagno di liceo, oggi fa l'architetto, i suoi per molti anni all'estero, e lui stesso da studente per anni a Firenze, eppure lavora per metà settimana nella mia cittadina e poi nell'altra metà completa i lavori passandola con la famiglia proprio in questo paesino, sempre con l'idea di far trasferire moglie e figli nella nostra costa più ricca e più vivace per la sua professione, mi dice che preferisce farsi tutta quella strada il sabato, ma non ha il coraggio di togliere ancora i due figli ragazzi da quella tranquillità e serenità, senza droga, senza molti altri pericoli, delinquenza compresa, con un paesaggio pressochè incontaminato. Il loro futuro economico purtroppo è probabile che non venga assicurato lì.
Dicevo delle case di campagna abbandonate non appena ci si allontana pochi chiilometri dalla costa. Si alternano a nuove case, o a villette che la gente ha preferito costruire a mano a mano che è sparito quasi del tutto il contadino che ovunque abitava appena fuori dalle città e nei tanti paesini sotto l'Etna, e in condizione molto modeste anche quando stavano discretamente bene.
Senza che me ne accorga i miei occhi anticipano di pochi istanti il loro scorrere, e allungano lo sguardo fino a vederle scomparire tra il verde anch'esso incolto che le separa. A volte sono una attaccata all'altra, ma in periferia è piu difficile, da noi subito è campagna.
Facendo strada rapidamente in macchina, sono pochi secondi, rapide sequenze che nella mia mente formano una sola scena, la vita che fu delle persone nel cuore di quelle case.
Costruzioni modeste, una sola porta sulla strada o sul cortile antistante, a volte due, con gli stipiti in pietra lavica scura, sempre dignitosa e lucente, con gli archi scolpiti a mano nelle dure cave da personaggi che li ho sempre visti come fare un tuttuno con la loro pietra, forti e resistenti, un lavoro meditativo si dice, che ti assorda, eppure oggi chi lo ha, non lo lascia questo lavoro. Quasi sempre sono anche proprietari delle piccole cave, la lava ne ha regalate tante nei secoli, quando arrivava fino amare, non è necessario scavare troppo in altro per averle. E poi quella sorta di sogno finisce sempre nello stesso modo, risistemo con la mia immaginazione ogni locale, ogni stanza, ridipingo l'esterno. Farle rivivere appaga un ideale di focolare, dove ci sia sempre calore, il profumo casalingo e ogni cosa rinnovata se non nuova. Questo oggi ancora, ma con una differenza rispetto a quelle escursioni in macchina con papà, ragazzina immaginavo di viverle così come erano,le avrei spazzate e pulite; immaginavo un giaciglio, le cose essenziali per una cucina, la legna e basta. La vita povera della campagna mi attirava tantissimo, tanto non l'avevo vissuta. L'essenziale, era il mio ideale, quasi significasse la sopravvivenza. Come era possibile, a casa avevo molte più cose, le comodità, il pavimento levigato. Perchè quel rifugio povero, e antico mi attraeva cosi tanto e sento che non riesco nemmeno a descriverlo quanto? e ci lasciavo gli occhi e il cuore passandovi davanti. E quanto doveva invece essere stato duro viverci veramente per chi ormai magari non era più. Non sopportavo di vedere una casa inutilizzata, mi sembrava un peccato vedere quelle mura svuotate da ogni forma di vita, gli usci spalancati e i tetti spesso crollati, in pochi secondi aggiustavo quei tetti. Per me la casa era la cosa più importante, per questo ne costruivo di ogni tipo, con ogni cosa che era adatta allo scopo. La casa dentro la casa, sopra l'albero, in terrazzo, con le tende al mare, e ovunque si potesse fare quadrato sopra le noste teste. Era nei miei pensieri sempre, come nido, rifugio, protezione; e il calore del fuoco acceso non doveva mai mancare. Nel mio immaginario la casa era col camino e con la cucina a legna innanzitutto. La casa era sempre presente nei miei disegni, fin dai primi, e sempre uguale; la staccionata, l'albero che fa ombra sul tetto, il canile col cane dentro, i monti dietro e il sole in alto. Il fiume anche , più in là dalla casa, che scorreva nel prato.

Pensare al contenuto di questo scritto è stato l'unico modo per fare reset, non è da me scrivere senza passione, non sempre vi si può attingere, forse è giusto così...Buona settimana.

Ultima modifica di webetina : 17-01-2011 alle ore 11.01.32.
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