Discussione: Il paradiso perduto
Visualizza messaggio singolo
Vecchio 08-02-2011, 20.57.08   #50
webetina
Partecipa agli eventi
 
Data registrazione: 18-07-2009
Messaggi: 1,452
Predefinito

Quando scoprimmo la soffitta però non ero ancora al liceo, finivo le medie e la mia testa era ancora più di bambina che di ragazza. La passione era incontaminata, e inchiostro, penne e timbri mi videro all'opera prima che mi portassero a nuove idee.
Ci mettevamo nella stanza da pranzo dove c'era anche la libreria a muro con l'occorrente per lo studio; mio padre veniva la sera, mia madre tornava a chiusura dei negozi. La nonna spesso ci faceva compagnia, mentre leggeva i suoi romanzi.
Il tavolo era tutto pieno, le due finestre a nord e sud davano luce se non era inverno, ma non le oscuravamo mai, e quella sulla stradina ci dava un contatto col fuori. Quella casa la ricordo così bella, mi sentivo in una postazione speciale, sollevata ma vicino ai passanti. Ma era la situazione speciale, ero la maggiore, e con tutto quel tempo a disposizione senza troppi controllori, e pensare che avevo anche oneri un pò troppo pesanti per l'età che avevo.
Quindi avere tutte le cose sott'occhio dispiegate sul tavolo mi ispirava meglio, mentre le mie sorelle sedute aspettavano direttive.
Dapprima usammo il materiale trovato nella soffitta per scrivere un pò o simulare il lavoro di segreteria, ma presto mi vennero le idee. Consumavamo molti quaderni, chiedevo alla nonna di comprarcene altri, perché in effetti la carta era alla fine la cosa più importante.
Le mie sorelle a differenza di me, che alla loro età avevo letto favole in normali libri illustrati, ebbero quelle con i personaggi ritagliati e piegati si che si alzavano non appena si apriva la pagina. Presi così spunto per creare personaggi per tutti e tre.
La cosa meravigliosa del tempo era che se hai un' idea, può venir sviluppata fin dove essa vuole; la mente la modella mentre le mani creano, o forse al contrario, Non importa, io lievitavo. E poi tutta quella carta, tanta, sciupata e non, era indispensabile averla. Più era diversa e più era bello. Disegnavo, ritagliavo, e incollavo tutto ciò che era disponibile. Matite colorate, ceretti, gessetti, acquerelli, colle varie per unire i pezzi e piegare i bordi. Ma la carta proprio, mi dava una certa voluttà, e me ne dà ancora oggi.
Presi a creare personaggi, disegnati e ritagliati, poi colorati. Una per ciascuna sorella, e quelle per me. Poi gli abitini, di tutto. Ero abile, una esperienza lunga di confezioni con i ritagli di stoffa mi rendeva preparata. Facevo sognare le ragazzine, ne facevo a iosa. Non bastavano mai. Poi ogni bambola era racchiusa in un foglio o quaderno. Se si strappava un braccio io ero felice di incollarlo, anzi quel pezzo da collezione acquistava maggiore affettività, era vissuto, era stato salvato. Ero malata, di bambole, chissà forse erano tante me stesse, o tante figlie , e mi realizzava da matti anche accontentare le mie interessate sorelle. Di sicuro mi piaceva accontentarle, forse imitavo la nonna, il modo fantastico con cui ci aveva intrattenute quando eravamo nipotini nella sua vecchia casa, davanti al braciere e ascoltavamo rapiti.
Non so cosa fosse, ma non mi stancavo mai. Il problema della carta non era da poco, finiva sempre o finivano i fogli dei quaderni scolastici. Un bel giorno mi venne una idea geniale, gli occhi mi caddero su un rotolo della carta ingenica, non so come ne in quale momento, ma che idea! Disegnai qualcosa, una prova, non ricordo esattamente come passai alla produzione successiva, nuova, col nuovo supporto, perchè in effetti non si prestava bene per ritagliarvi bambole ne vestiti. I meravigliosi non troppo soffici rotoli erano di colore rosa o azzurro, ma anche neutri. Di lì mi venne l'idea del corredo da sposa, che poi riguardava il lavoro della mamma, ma di questo ne parlerò un'altra volta. Alle mie sorelle immagino piacque molto, perché mi ricordo che facevamo viaggi verso il giardino per arredare con i nuovi tovaglioli disegnati, le nostre case sugli alberi. Un gioco interessantissimo perchè non si esaurì, e le collezioni furono copiose. Creato il motivo floreale, o geometrico, staccavo altri foglietti per il servizio completo, o per due, il tet a tet, che completavano i vassoi di cartone sempre decorato, tanto le tazzine non mancavano mai con nonna che non ci faceva mancare nulla riguardo a giocattoli da "signore" e signorine. Univamo i pezzi,ed erano tovaglie, tendine, trecce, torce e non ricordo più cosa altro.
Urla, improperi quando sta' carta non era mai al suo posto, mia madre se la prendeva con me, anche se in effetti facevo sparire tutto al loro ritorno, ma lei sapeva che in qualche modo c'entravo lo stesso, minacciava di tranciarci le vene del collo se non la smettevamo...Non esagero, era terribile sopportare quell'attimo , non arrivavano schiaffi, e poi, si dimenticava di noi perchè per fortuna aveva fame quando rincasava, o sempre qualcosa del suo lavoro che la impegnava, fosse anche solo contare le cambiali che metteva allo sconto e che pagava per riscattare qualche prestito che ai bei tempi permise a molti di fare buone .
Auguro buona serata.
webetina non è connesso