Discussione: Sensi di colpa
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Vecchio 17-08-2008, 15.06.56   #50
jezebelius
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Quello che cercavo di dire è che quando non seguiamo un percorso naturale per le nostre esperienze (o non naturale purchè sappiamo direttamente o tramite una guida cosa facciamo) abbiamo due possibilità: allungare i tempi o accorciarli.
Se li allunghiamo non avremo mai problemi con i sensi di colpa ma dormiremo abbastanza, se cerchiamo di accorciare questi tempi senza sapere quello che stiamo facendo (il più delle volte ovviamente inconsciamente) ci troviamo a voler digerire un'esperienza che è troppo grande per noi... oppure la nostra coscienza è ancora troppo ristretta per questa esperienza, che poi come detto sopra sono due facce della stessa medaglia.
Inevitabilmente per sopravvivere siamo costretti a tranciare quest'esperienza, altrimenti ci sommergerebbe. Tranciandola le parti che rimangono fuori e scisse continuano a colpirci (sensi di colpa) perchè vogliono essere integrate.

Messa così pare che i sensi di colpa siano entità distinte su cui non possiamo influire, in realtà in parte sono cosa già nostra, seppur non integrata, in parte hanno una certa autonomia (proprio perchè non sono integrati) e possono sfuggire al nostro controllo.
Giusto per vedere se almeno ci ho capito qualcosa.
Insomma sto senso di colpa deve essere tranciato/tagliuzzato/accettato per poterlo accogliere, poichè ci sono problemi - per la coscienza - ad accettarlo interamente.
Inevitabilmente, in questa divisione, una parte " entra" e quindi viene metabolizzata mentre altra parte, se pur fa parte comunque dell'esperienza, diciamo così vive di vita propria fino al momento di una effettiva integrazione.
Provo a fare un esempio sul pratico.
Ho avuto una esperienza di qualsiasi tipo e quindi posso dire di avere vissuto quella circostanza ma non appieno se non fino al momento in cui, tornando alcuni aspetti - probabilmente irrisolti - scatta il senso di colpa.
Sto senso di colpa può scattare dalla circostanza per cui io non sono stato in grado, in quella situazione, ad esempio di non fare male a Tizio - ho fatto altro invece, gli ho fatto del male - ed ho, quindi, delle difficoltà ad integrare ciò che invece, trovandosi di fuori a spingere, vorrebbe essere integrato.
A sto punto ho due vie. La prima è quella di crogiolarmi nel senso di colpa una volta che arriva ( della serie: avrei dovuto fare così o colà e non l'ho fatto, etc etc ).
La seconda è analizzare questo senso di colpa, scinderlo ulteriormente, poichè forse la parte che ho integrato era più " digeribile" di quella che è rimasta fuori e pertanto ho bisogno di " spacchettare" ciò che è rimasto, per masticarlo ancora; insomma farlo più digeribile.
A quel punto avrò integrato l'esperienza e nello stesso tempo risolto il senso di colpa che ogni volta arriva, col suo impeto, a spingere da fuori per entrare.
Il senso di colpa, allora, come campanello che mi avverte che qualcosa è rimasta fuori e che abbisogna di essere integrata. Sta a me scegliere, se integrarla e quindi lavorare per farlo, o sciegliere di sguazzare nel senso di inettitudine/incapacità che attivo, data l'importanza personale.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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