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Vecchio 29-01-2008, 10.57.39   #5
dafne
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Originalmente inviato da Kael Visualizza messaggio



Dal punto di vista del gruppo invece credo ci sia una maggior responsabilità. Si tratta di accogliere qualcuno, dunque in un certo senso si è i padroni di casa, e si sa che in questi frangenti il padrone di casa ha sicuramente più oneri dell'ospite... Anche qui del resto non dovrebbe esserci la visione "noi contro lui", ma si dovrebbe comunque arrivare al "noi" generale (visto che in quel momento si parla tutti insieme). I veterani del gruppo dovrebbero cercare di far sentire il nuovo arrivato a suo agio, dovrebbero rispettare le sue idee anche se nuovo, e soprattutto non dovrebbero usare il loro maggior numero per darsi man forte nel caso in cui ci si senta in qualche modo aggrediti o "minacciati". Questo altrimenti sarebbe "far branco", che sebbene sia un valido sistema di difesa usato dagli animali, non è certamente pratica a cui dovrebbero aspirare gli esseri umani. Può capitare che un elemento del gruppo abbia un diverbio col nuovo arrivato, e allora gli altri elementi del gruppo dovrebbero cercare di stare al loro posto, il chè non significa che non possano esprimere la loro opinione oggettiva sulla cosa, ma se la cosa si traduce in un "io lo tengo e tu gliele dai" è scorretto oltre che assai vigliacco. "Nascondersi dietro al numero" è un meccanismo assai diffuso fra gli uomini, dà agli altri (ma a loro stessi in primis) l'illusione di un potere che in realtà non hanno...
Quindi la prima cosa che i veterani del gruppo dovrebbero fare è ricordarsi prima di tutto che sono individui, individualmente responsabili, e che dovrebbero parlare col nuovo arrivato tenendo sempre bene a mente il rapporto di uno a uno. Così che ognuno parli facendosi realmente carico delle responsabilità di quanto dice e che non le scarichi sul gruppo in generale solo perchè più "forte".
Ecco che allora, il sentirsi parte di un gruppo diventa un "qualcosa" in più, e non un qualcosa in meno che ci priva della nostra individualità e della relativa responsabilità.
bellissimo quest'intervento Kael, è un problema che oggi vedo un pò ovunque, il "fare branco" è, oltre che scorretto, anche piuttosto pericoloso. (notizia di qualche giorno fà, terza elementare tre bambini volevano un euro dal quarto e siccome questi non ce l'aveva uno dei tre ha tirato fuori un rasoio e mentre glia altri due tenevano fermo il malcapitato gli ha rasato le sopracciglia )
Tornando alle domande fatte io ho mutato nel tempo in modo considerevole il mio approccio con gli altri, da bambina ero la prima a farsi avanti, la prima a chiacchierare, degli altri non avevo timore, poi crescendo ho cominciato a sentirmi "tagliata fuori" non adeguata agli standard degli altri e quindi sono diventata più timida,finendo sempre, inevitabilmente, negli angoli. Tranne nei casi in cui nel gruppo ci fosse qualcuno che conoscevo, allora cercavo la vicinanza e la sicurezza (quello che che capo Uno chiama fare la cozza ) C'è stato anche il periodo di rifiuto totale al socializzare ma è durato poco, sono un'animale da compagnia
Oggi stò imparando che non è che bisogna fare per forza parte di un gruppo,non cerco più la sicurezza dell'insieme ma la qualità delle persona e per questo, probabilmente, mi avvicino sempre con un pò di timore perchè penso che dall'altra parte ci siano persone che meritano e non sò se io darò a loro la stessa sensazione. Specie se tra loro si conoscono bene ma, come riporta Kael, un gruppo di persone che rimangono identità separate pur facendo gruppo sono diverse da chi fà branco e del gruppo che fà branco io ne faccio tranquillamente e volentierissimamente a meno.
quando sono approdata qui, per esempio, ho sentito il desiderio intenso di far parte del gruppo, presentarmi è stato emozionante (agitevole si può dire? ) anche se credo di non aver pensato che tutti si conoscevano tra loro ..meno male che ho superato l'agitazione.
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