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Vecchio 12-12-2006, 10.43.41   #28
Ray
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Non mi sembri drastica, anzi...

Quel che rende "attiva" quel tipo di immaginazione che descrivi con la funivia è, per dirla con G., la presenza dell'osservatore. Ovvero anche se lasciamo andare il meccanismo immaginativo per le sue automatiche (robotiche) associazioni e, di conseguenza, partecipiamo emotivamente ai contenuti, una parte di noi deve restare diciamo fredda, osservatrice, alimentata dallo scopo di studiare se stessi... una parte di noi deve restare cosciente di vedere un film, per semplificare molto.

Inoltre, per fare un lavoro un po' più completo, oltre a lasciar svolgere il film fino in fondo (la funivia) sarebbe il caso anche poi di riavvolgerlo, o meglio svolgerlo al contrario. Diciamo seguire il filo anche nel verso opposto. Questo può portare a trovare l'origine di quel meccanismo che ci fa partire il film, il motivo della paura della funivia. Cosa troveremo? Gurdj direbbe un agglomerato di piccoli io alimentati dalla stessa paura, Jung direbbe un complesso alimentato magari da un trauma (ho visto cadere una funivia da piccolo) o da un'associazione remota (la sensazione della funivia è simile ad un'altra che ho provato in chissà quale circostanza ed ha fatto confluire in quella direzione una mia paura, tipo quella di morire) o da una qualsiasi altra cosa (il livello di soggettività può essere molto alto in cose come queste).

Insomma troviamo un nodo, un giunto, un relè. Il nodo a quel punto abbiamo la possibilità di scioglierlo e di risistemare i meccanismi come fossero capitoli di un libro incastrati male... (questo magari approfondiamo, non so neanche se è chiaro quanto sopra...)
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