Discussione: trionfi?
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Vecchio 26-06-2008, 15.46.49   #9
jezebelius
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Il trionfo, come avete detto, lo assocerei quindi anche ad una marcia " trionfale ".
Il trionfare letto sia in chiave materiale sia in quella interiore, è per questo un essere posto al di sopra, per le gesta, per le opere, per le battaglie o anche per le vendite. Posto al di sopra da chi individua il trionfatore come da lodare, al quale riconoscere quello che ha fatto, premiarlo.
E dunque anche vendere del sapone, lo si vende perché, casomai, la massaia in quel momento l'acquista poichè, date le mie doti, le mie capacità, queste attecchiscono - c'è predisposizione - anche se il sapone è normale, comune e non potrà portare altro effetto se non quello di lavare le mani.

Qualcosa che è al di fuori dal comune mi vien per altro, ma questo vedere fuori dal comune è decretato da chi si trova in basso - e che porta necessariamente in alto un Tizio, un opera -.
Ora un lodarsi da se, per queste doti, per queste capacità; un lodarsi in cui ci sono " due " parti, che siano esterne od interne, determina questo acclamare, questo trionfo che spesso viene visto e vissuto come fine, traguardo, limite a cui arrivare senza rendersi conto che invece è una tappa.
Forse allora è proprio questo vederlo come fine, come punto di arrivo e quindi come trionfo a dimostrare che qualcosa manca e che ad esserci è la necessaria compiacenza ( ancora ) di quel che si fa.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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