Discussione: Esorcismi ed Adorcismi
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Vecchio 20-07-2008, 21.47.03   #19
jezebelius
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Un esempio metaforico penso che possa chiarire meglio la differenza tra una possessione e un adorcismo.
La possessione è come se chiudessimo qualcuno in uno sgabuzzino, questo sente i rumori ovattati che passano attraverso la porta... ogni tanto gli apriamo la porta per andare in bagno, mangiare etc...
L'adorcismo è come se mettessimo uno di fronte ad una console molto attrezzata con monitor di telecamere che vedono tutto il territorio esterno, computer che si collegano con posti lontani, la possibilità di muoversi a piacere per mangiare, andare in bagno etc...

Se riuscite ad afferrare la sottigliezza della differenza vedete che la base è comune poi cambiano altre cose. In entrambi i casi stiamo parlando di individualità, non individui.. stiamo dicendo che la "zona" interessata nei due casi è quella che utilizziamo ben poco normalmente, di solito soggiorniamo nei bisogni (era metafora andare in bagno, mangiare etc.. ma anche se in forme più elaborate la maggior parte della nostra ordinaria vita li è limitata) in questo le due cose (possessione ed adorcismo) sono uguali.
La sottile differenza invece è che nel primo caso ci viene bloccata la possibilità per quanto "casuale" di avere dei momenti di vera esperienza con il mondo (siamo chiusi nello sgabuzzino) nel secondo caso anche se non usiamo i nostri mezzi percettivi abituali (dobbiamo usare telecamere etc nella metafora) abbiamo una visione espansa di ciò che ci circonda, quella visione che teoricamente dovremmo poter raggiungere con i nostri mezzi, ma ora non siamo in grado.
Come avete giustamente pensato ci sono innumerevoli forme di adorcismo, dalle più naturali alle più complesse e regolate da ritualità ben precisa studiata nel corso di secoli.
In un certo senso alla nascita si compie un adorcismo... il mondo entra in noi.
Quest'ultima frase è banale a prima vista, ma se la comprendete comprendete il meccanismo di qualsiasi adorcismo e molte altre cosette.
Mi pare di capire che, allora anche come detto da altri, ci si chiude all'esperienza nel caso della possessione.
Al contrario, con l'adorcismo, ci si " eleva ", mediante l'entità, ad un livello tale che ci permette, se pure non con i " nostri mezzi ", di fare esperienza. Esperienza che per altro verso comunque diviene stabile dopo perchè entra nel bagaglio di cui ho bisogno ( ? ).
Pensavo poi al fatto che, in alcuni Ordini, esistono rituali che permettono questa " pratica", nel senso sia di pratico in relazione all'esperienza e sia di abituale, non so come dire, accettazione/richiesta di Tizio - in forme e rituali cadenzati o dal tempo o dal luogo - a che quella entità gli dia una mano.

Se alla nascita il " mondo entra in noi" si può dire che col passare del tempo, vivendo quindi, qualsiasi cosa entra in noi ed essendo, noi, in relazione con questo piano inevitabilmente l'adorcismo sarà per questo e non per un altro. Il meccanismo che ne viene, considerando la pratica è quello di essere in relazione/connessione col mondo, all'inizio e via via, con strutture ed altro che giungono pur sempre dal mondo ci si chiude ( nello sgabuzzino).

Al contrario, considerando che vi sono vari livelli probabilmente di adorcismo in quanto per " chiamare " una Entità X vi sarà un rituale mentre per chiamarne una più potente ve ne sarà un altro etc ( questo mi fa pensare al fatto che sarebbe inutile praticare un adorcismo con una entità elevatissima quando chi la dovrebbe ospitare non è affatto preparato a ciò ) nel chiamare mediante un rituale una Entità, tale richiesta/accettazione farà in modo che io esca dall'ambito nel quale fino a quel momento ho soggiornato e fatto esperienza, appunto aprendomi ad altro.
Una specie di " forzatura" si può dire allora, sia nel caso dell'esorcismo - si forza ad uscire qualcosa che è assunto il controllo ed allo stesso tempo ad uscire dalla cantina - che nel caso dell'adorcismo - si forza, si fa entrare l'entità che ci permette di bypassare la limitazione di un determinato momento e dunque di fare assaporare una esperienza nuova -.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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