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Vecchio 10-12-2007, 17.25.37   #23
jezebelius
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Originalmente inviato da griselda Visualizza messaggio

Quando ci si accorge che abbiamo sempre lo stesso approccio/sentire ad un problema si può/deve provare a fare nel modo opposto al nostro modus operandi?

Faccio un esempio io mi accorgo di non avere mai molta attenzione per me devo trovare e forzarmi di rendermi conto che esisto pure io e che ho delle "esigenze" a volte che neppure conosco perchè dimenticate/sotterrate nel tempo. Qui mi viene in mente il discorso delle papille gustative di Daf. Non so più cosa mi piace e non cucino mai per me ma per gli altri e dico che mi piace tutto perchè mi accontento (condizionamento?) di mangiare quello che c'è. Ma cosa piace veramente a Grii?
Oddio non so se si capisce scusate meglio non mi viene.
Credo che si possa parlare di condizionamento anche in questo caso, si e forzare in maniera opposta, a quel condizionamento, potrebbe essere un inizio.
Alla fine, se ci pensiamo bene, tutto lo è. Per fare in modo di non fare assumere a questo condizionamento un effetto, come dire, continuo a porre condizioni ( o cosi, o nulla ), quindi espressione di una cristallizzazione, anche qua penso ci voglia attenzione ed oservazione.
Sembrano le parole magiche in effetti, pure se mi rendo conto che per me è abbastanza difficile.
Anche io, sono stato preda di questo " subire", una critica un po più incisiva, che so, per quel che ricordo con maggiore semplicità inerente alla mia ( assunzione di ) responsabilità.
Il fatto di non essere " inserito/catapultato" ( passatemela ) in quelle situazioni in cui una responsabilità, anche se a livello embrionale, doveva essere presente, ci voleva, ha fatto in modo che da qualche parte, a causa di un ovattamento barriera, troppo protettivo per certi versi, si bloccase un circuito ovvero si attivasse un meccanismo che, col passare del tempo se non preso di petto, tende-tendeva a divenire imperante ( almeno per quel che ho visto ). Di qui la situazione di indecisione che talvolta ancora mi accompagna.
Ad esempio, ciò che accadeva avveniva in questi termini: " Oggi andiamo a comprare quel che ti serve"!, ed io: " Non posso compralo da solo? ", risposta: " No tu non sai scegliere e chissà cosa vai a comprare! ".
Per me insomma la mancanza di assunzione di responsabilità, il blocco da questa ingenerato, in quanto si presumeva che non ne ero capace di scegliere o per l'acquisto di abiti o di chissà cosa, mi ha accompagnato per molto tempo e non è detto che, per altri aspetti, sia stata eliminata del tutto, anzi.
Ho notato che questo " condizionare" mi ha dato/fornito una via percorribile, diciamo, in maniera semplice( gli altri scelgono per me ) ma per altro verso, quando mi si presentava l'occasione di aquistare un abito o altro, spesso divenivo nervoso. Come dire che mi stavo dicendo qualcosa ed in quelle occasioni divenivo scontroso, irritante, inadeguato a quella situazione, aumentava lo stress e da quella volevo scappare ed aumentava, per conseguenza, la mia indecisione e chi più ne ha più ne metta; il tutto, poi, seguito da litigio spesse volte. Alla fine non ero tranquillo.
Insomma gia il fatto di aver visto che c'era ( c'è ) qualcosa che mi ha condizionato e che al tempo stesso mi ha dato ( da ) un sentiero che per un verso mi faceva sentire, come dire, a mio agio, dall'altro però qualcosa scalpitava, voleva uscire.
Oggi comunque ho bisogno ancora di un qualche indirizzo, nel senso che al momento, mi rendo conto, qualcosa è rimasta dall'epoca in cui sta cosa ha inciso, poichè esiste, la sento, una paura di fondo. Paura di sbagliare, di fare la cosa sbagliata; paura di comprare l'abito adatto da cui poi potrebbe scaturire una critica ma anche, forse più difficile, l'accettazione per un errore commesso.
Forse più per la voglia di sentirsi indipendente a volte ma allo stesso tempo, un mio comportamento, è mosso da una pretesa a riprendere un posto per me stesso.
Dico io: ma non potevo imparare a comprare da solo gli abiti che mi servivano? Almeno oggi più che come disagio interiore, forse l'avrei vissuta in altro modo sta cosa. Si, forse!
Fatto sta che c'è ancora sto condizionamento, in maniera minore credo, ma c'è!
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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