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Vecchio 27-06-2007, 15.49.32   #15
Uno
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Originalmente inviato da Kael Visualizza messaggio
In effetti non pensavo che la morte fosse qualcosa da "gustare"... Che abbia un buon sapore?
Tuttavia questo implica che sia una cosa da "mangiare" (mangiare inteso in tutti i sensi... anche la musica o la pittura sono buone da mangiare..), prendere dentro insomma, fare propria.
Senza perdermi troppo in sproloqui mi viene in mente un detto: "Dimmi quello che mangi e ti dirò chi sei..."
Kael per primo ha iniziato a girarci intorno... come facciamo a gustare la morte se siamo quelli che muoiono? Inoltre vuol dire che normalmente c'è qualcuno che gusta (si pappa) la morte e solo dopo la comprensione di quegli scritti (di quello che significano, non proprio per forza quelli... e comunque comprensione non capirli intellettualmente) nulla più in, di, noi gusterà, assaggerà, mangerà la morte.
A questo punto sarebbe da capire chi si mangia normalmente la morte.
Volendo fare discorsi trasversali lo sciamanesimo del sudamerica proposto da Castaneda è quello che più ci viene incontro... in molto riferimenti parla di sfuggire l'Aquila che ci mangerà, di prepararci con dei sistemi... e allo stesso tempo l'Aquila in quella cultura è lo Spirito.
Quindi normalmente lo Spirito si pappa, gusta la nostra morte... ove nostra è il senso di identità per quanto embrionale e misero...
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