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Vecchio 08-09-2008, 17.38.17   #1
jezebelius
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Predefinito Blackout totale della mente

Non riesco a venirne a capo, per cui chiedo un parere.


Quando devo dimostrare di sapere/conoscere o avere la competenza in qualcosa, come ad un esame ad esempio, talvolta mi piglia come una specie di blackout. Mi pare troppa energia che arriva tutta di un botto o anche una mancanza di questa talvolta.
Mi è capitato anche quando ho sentito il peso della responsabilità per un lavoro come cassiere, di cui forse l'esser giudicato potrebbe essere una causa.
Insomma non era tanto l'avere a che fare coi soldi - anche se indirettamente un segnare un prodotto più che un altro, comunque incideva sul totale da pagare sul conto finale e non su quello del ristorante dove lavoravo - quanto invece, il sentire un peso come quello che vien fuori quando uno si chiede se è, o sarà, all'altezza di quel compito.
Un esame anche questo.
Dove sta l'esperienza?
Mi è capitato, e mi capita, quando sento sto peso di non arrivare a capire più nulla. Non perchè non capisca come deve essere fatto il lavoro quanto perchè ho una difficoltà - sembrerà strano ma è così - a " richiamare " i concetti.
Infatti in questa situazione - che può sembrare sia di confusione, sia di panico, sia di " cancellazione " totale delle informazioni che ho acquisito e che fanno parte del mio bagaglio - faccio fatica anche a fare un'addizione: eppure conosco i numeri ma è come se venisse offuscato lo stesso "concetto" che ho di numero. Oppure all'esame ipotetico, mi capita come se non avessi studiato e poi, puntulamente dopo lo stress le informazioni iniziano a mettere la testa fuori e tornare in superficie!
Mi capita lo stesso, allora, anche quando non ho a che fare coi numeri.

Come detto prima, vengono offuscate le stesse parole/informazioni/concetti di cui avrei bisogno in quel momento per cui non ho controllo sulla mente che va, in entrambi i casi, a briglia sciolta.
Cosa accade?
Quei concetti che mi servirebbero vengono appunto offuscati ed il loro posto viene occupato da cose, per quel momento, senza senso; insomma pensieri che si rincorrono l'un l'altro senza fermarsi a grossa velocità ed io che mi trovo nel mezzo, sballottato di qua e di la, vorrei solo abbandondobare quel che sto facendo e andare via. Devo fare, faccio, un grosso sfoprzo per rimanere a quel posto
Sta cosa mi crea ansia - o è l'ansia che la genera... - con grosso dispendio di energia, per cui per sopperire tale mancanza cerco di attivare, come dire, un serbatoio di riserva che mi consenta, in quell'istante, di far fronte alla richiesta energetica, anche per risolvere un'addizione.
Quello che mi sembra appunto è di non sapere gestire, in questi casi, la normale condizione energetica a disposizione, per cui ho bisogno di altra per " tornare", almeno in parte, a quel che sto facendo.

Non riesco a venire a capo di sta cosa, eppure la vedo, ci sguazzo dentro quando arriva ma non riesco a " calmarmi" - nel senso proprio di stare calmo - in quanto mi piglia un senso di non sapere ( fare ) quella cosa; di non essere all'altezza e le azioni che dovrebbero essere guidate dalla razionalità, come ad esempio dare il resto il che è abbastanza semplice mi pare, non vengono guidate affatto, quindi per esempio o mi intorcolo nel darlo ( e mi pare di non saperlo dare, anzi è come non lo sapessi dare ! ) o ci metto un po per fare i calcoli e dare dunque il resto.

Ci vedo d'un lato il fattore " giudizio" ossia il passare attraverso una prova e dare l'abilità ( mia, in quel momento ) per il ruolo che in quel momento ricopro. Ci vedo ansia come anche "interruzione" di un flusso di dati.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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