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Vecchio 11-09-2008, 17.03.29   #5
jezebelius
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In effetti la questione non è risolta ma ho notato che mi capita " la prima" volta. Mi spiego meglio.
Per il lavoro di cassiere, ad esempio, mi capitava quel che ho detto. Poi col passare del tempo più facevo quella cosa e più la sensazione, la confusione del momento svaniva.
Questo lo attribuisco al fatto che, dopo tot volte che si fa una cosa, questa diviene automatica - sarebbe anche da valutare un discorso sui centri -.
Insomma, anche io vedo " ansia da prestazione", ossia l'essere adeguato a quella situazione, il non sentirmi al di sotto di quello che penso che gli altri potrebbero pensare di me. In poche parole essere all'altezza di una probabile aspettativa che va a finire che mi pongo, pure se non ci penso sempre, a livello profondo.
Mhm...come faccio ad interrompere sto vortice?
Ho provato ad osservarlo sinceramente ma non sono riuscito, se non per pochi attimi, a fare nulla di positivo. Il senso che mi pervade, quello di perdermi, lo trovo - ma da altro lato so che non è così - talmente profondo e quindi difficile da " solvere ".
Per il resto son convinto che è nell'infanzia, e per questo un meccanismo portato avanti in questo senso ha generato frustrazione col passare del tempo, che devo indagare. Ma è evidente la mia difficoltà ad individuare un momento in cui l'interruttore è stato acceso, anche perchè, per esempio come in questo momento, mentre scrivo insomma, il solo pensarci mi fa perdere di vista quello che dovrei veramente fare...
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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