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Vecchio 12-09-2008, 10.10.56   #10
RedWitch
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Originalmente inviato da jezebelius Visualizza messaggio
In effetti la questione non è risolta ma ho notato che mi capita " la prima" volta. Mi spiego meglio.
Per il lavoro di cassiere, ad esempio, mi capitava quel che ho detto. Poi col passare del tempo più facevo quella cosa e più la sensazione, la confusione del momento svaniva.
Questo lo attribuisco al fatto che, dopo tot volte che si fa una cosa, questa diviene automatica - sarebbe anche da valutare un discorso sui centri -.
Insomma, anche io vedo " ansia da prestazione", ossia l'essere adeguato a quella situazione, il non sentirmi al di sotto di quello che penso che gli altri potrebbero pensare di me. In poche parole essere all'altezza di una probabile aspettativa che va a finire che mi pongo, pure se non ci penso sempre, a livello profondo.
Mhm...come faccio ad interrompere sto vortice?
Ho provato ad osservarlo sinceramente ma non sono riuscito, se non per pochi attimi, a fare nulla di positivo. Il senso che mi pervade, quello di perdermi, lo trovo - ma da altro lato so che non è così - talmente profondo e quindi difficile da " solvere ".
Conosco la sensazione Jez (se ho capito bene quello che intendi) e capisco che non sia facile "conviverci", perchè ogni volta che si deve affrontare una situazione nuova o "importante", scatta senza che si possa trattenere quella sensazione di perdersi.... ti hanno già detto altri che sarebbe importante restare bene ancorati alla terra, e per esperienza, posso dirti che con me funziona, piantare bene bene (ricordarsi di farlo) i piedi a terra, e rimanere concentrati su sè stessi... quindi anche se davanti hai il professore , o la signora a cui dare il resto, concentrarti solo sulla domanda che ti hanno appena fatto , o su quello che stai facendo, su di te. Mettendoci tutta la forza che puoi in quel momento, concentrazione , non so come dirtelo diversamente.. non perderti di vista e.. osserva quel che succede
Quel perdersi, per me, voleva dire provare una sensazione di "dissolvenza" (è come essere senza confini, non avere per nulla la percezione di sè stessi e di quello che si sta facendo in quel momento, come non esserci, essere "mischiati" all'ambiente, e non è piacevole..) , e credo che sia fortemente connessa al discorso della coscienza corporea.. la sensazione di presenza di "essere lì in quel momento" secondo me è fondamentale.. se non l'hai ti perdi..

Al di là del discorso di recupero dall'infanzia o da dove proviene , che è importante (per quel che riguarda me , non posso ancora dire di ricordarmi il momento in cui è cominciato, se esiste quel momento...), secondo me è importante lavorare molto sul corpo e sulla percezione che abbiamo di esso per questa cosa, ma costantemente non solo durante l'esame.... quindi training autogeno, ricordarsi il più possibile del corpo (le cose che Kael dice nel thread del Training a me aiutano molto, ricordarmi del corpo durante il giorno, ricordarmi che ho delle mani, dei piedi, le gambe.. se occorre mi guardo allo specchio mentre mi vesto, insomma, poi credo che ognuno possa trovare dei modi suoi, e fare come puo'... ).

E per il discorso delle aspettative, potrei aprire un altro libro ma è abbastanza lungo così.. pero' lo sforzo che si puo' fare (se abbiamo dato il meglio per prepararci all'esame per esempio) è quello di tentare di iniziare a fregarsene di quello che possono pensare gli altri.. facile a dirsi, ma soprattutto dovremmo essere sicuri di aver dato il massimo , se è così, l'esame puo' andare come va (ma il punto per quel che mi riguarda, è che spesso andavo non preparata al 100%, per cui non mi sentivo a posto del tutto.. e quella è una trappola..). Insomma, se ci si mette il massimo, "il vada come vada" prende un altro sapore... e si puo' fare...


Ultima modifica di RedWitch : 12-09-2008 alle ore 10.11.29. Motivo: non ho ancora letto Nike e Turi
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