Discussione: cara mamma
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Vecchio 17-05-2010, 11.51.37   #64
dafne
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Tiro su questa discussione perchè se ne apro un'altra finisce che continuo a perdere pezzi in giro e non sintetizzo mai

Ho/abbiamo parlato di genitori e altrove di autorità sotto diversi aspetti. Ovviamente sono collegai, banalmente non ho ancora somatizzato come.

Per mille giri di pensieri oggi camminando mi sono ritrovata a pensare a quest'autorità che non accetto mai a questi genitori che ho, non ho, e ai quali, però, non mi sono ribellata mai. Non in modo diretto.
Sono scappata.

Oggi pensavo a una cosa che ho detto ieri a una persona, parlavo e pensavo "e questa da dov'è uscita?? Potrebbe persino essere vera".

Le dicevo che secondo me abbiamo bisogno di sfidare i genitori per crescere, abbiamo bisogno di infrangere un limite per capire che ci serve. Più i genitori sono amici e meno sono genitori elimimando di fatto quel limite che è l'autorità in casa che un figlio non può più saggiare, così è costretto, inconsapevolmente, a infrangerlo fuori.

Ma mentre infrangere il limite fuori, cioè in qualche modo ferire l'autorità, può non dare gravi ripercussioni interiori infrangere l'autorità genitoriale ferisce anche noi stessi perchè di parte di quelle persone siamo fatti. Far del male a loro è far del male a noi.

Pensavo a questo e pensavo al mio immancabile istinto di rifiuto verso l'accettare di fare quello che mi si dice. Ci ho messo vicino quel discorso fato anche qui di "se mamma non è contenta io sono sbagliata" e l'ho nmescolato con qualcosa che non è ancora nitidamente affiorato.
(a qualcuno è già venuto il brivido eh? se parto così figuriamoci il resto...)

Provo a farne dei punti.
I genitori ci fanno del male in quanto rappresentano un qualcosa (non solo l'autorità penso) che dobbiamo sfidare per poterci rendere autonomi. Un altronoi (non so come chiamarlo)
Se non abbiamo portato a termine nel tempo il bagaglio di sicurezze e di convinzioni che ci spinge poi a fare il salto verso l'autonomia la sfida all'autorità, al genitore, viene traslata su altre figure.

L'uccisione del genitore in questo senso potrebbe essere paragonato al taglio del cordone ombelicale e forse anche prima di quello al primo respiro, dolorosissimo, che dobbiamo fare in autonomia.

Di per sè può non essere fondamentale affrontare proprio quel genitore se ci rendiamo conto che esso rappresenta "solo" un processo che deve giungere alla sua conclusione, in un modo o nell'altro. magari risolvo con mamma ma non risolvo con la figura che essa rappresenta.

Acc m'è scappata la riflessione che facevo per strada, anche se ho avuto la sensazione di aver traslato la figura di mio padre su una persona che mi ha tradita e che poi questa stessa figura si sia spostata sull'uomo che ho sposato e che non riesco, diciamoci la verità, ad affrontare davvero. Parlare di divorzio mi agita moltissimo ma temo che non sia solo lui come persona a generare l'ansia ma tutto il mucchio dietro.

Non sò forse dovevo aprire una discussione nuova ma non voglio eliminare i miei genitori ma quello che cova sotto, per questo ho postato qui. Ho troppa paura per andare avanti tutta sola lo ammetto.
Ho fame se il nutrimento non me lo procuro che in modo perverso devo anche ammettere di non saper fare altrimenti. Allo stesso tempo però se esiste un modo perverso esiste anche un modo giusto.
Vediamo se lo trovo
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