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Vecchio 17-05-2010, 23.59.33   #1
Ray
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Predefinito Il libro dei XXIV Filosofi

Si tratta di un libro poco noto, spiritualmente importante e piuttosto misterioso e, anche se il motivo per cui ve lo propongo è il secondo di questi elementi, una breve introduzione sugli altri due è purtroppo necessaria (almeno per come la vedo io... in ogni caso ve la cuccate ). Prometto che vi tedierò il meno possibile con considerazioni filologiche e che comunque le disseminerò di considerazioni che non si trovano nei vari testi e che sono quelle che mi hanno spinto, e spero spingeranno anche voi, ad occuparmene.

Si tratta di un opuscolo, a quanto ne sappiamo redatto alla prima metà del XIII secolo che contiene 24 asserzioni filosofico-teologiche su Dio, un breve prologo che le introduce e un commentario ad ognuna delle asserzioni. Perchè dico redatto? Perchè dal contenuto appare evidente che le asserzioni e il commentario non sono opera della stessa persona. Il che fa delle asserzioni un testo più antico, probabilmente parecchio (anticipazione del mistero... dovreste sentire un brividino di suspance).
Anche per via dell'epoca della redazione ritengo probabile che essa, con relativo commentario si possa annoverare in quella generale e monumentale opera di salvaguardia, riscoperta e diffusione della tradizione antica occidentale che l'Ordine del Tempio in quegli anni portò avanti, ereditando la missione cistercense che prima era stata benedettina: vitalizzare, savaguardare e diffondere la Tradizione Occidentale (brividino solo per Sole).

Il nome può risultare fuorviante però è anche vero che alimenta il mistero. Nel prologo è spiegato che si riuniscono 24 filosofi con l'intento di definire quanto è possibile sapere attorno a Dio e ognuno dice una cosa. In realtà, come ho già detto, è certo che l'autore dei 24 aforismi è unico.
Nei manoscritti appare senza titolo o con titoli diversi, tuttavia è rimasto noto con questo nome. Sembra decisamente che il primo a chiamarlo così sia stato Meister Eckhart, che lo cita entusiasticamente varie volte nelle sue opera. Questo fatto riverbera la questione dell'appartenenza alla Tradizione Occidentale... ma perchè Eckhart ha voluto chiamarlo così? Solo comodità o c'è dell'altro? Mistero... (altro brividino di suspance please).

Esistono varie versioni del manoscritto, se non sbaglio 22, composte tra appunto la prima metà del XIII secolo (la più antica) e la fine del XV. Portano delle diversità nel commentario e in taluni casi, anche nelle asserzioni.
Questo, come potete immaginare, complica notevolmente le indagini sulla sua reale origine. Attualmente esistono due teorie: la prima è basata sulle versioni più recenti che fanno sostenere ai loro fautori che l'autore sia Ermete Trismegisto e che l'opuscolo faccia parte dei suo insegnamenti e quindi vada annoverato direttamente nella Tradizione Ermetica (adesso potete anche fibrillare). La seconda teoria, più accreditata e meglio sostenuta, si basa soprattutto sulla versione più antica e ipotizza nientemeno che l'opuscolo sia in realtà il perduto De Philosophia di Aristotele, o meglio il terzo libro di quest'opera, quello teologico, su cui si sarebbe poi fondato il XII libro della sua Metafisica (chi fibrilla su questo ha tutta la mia stima).


In ogni caso, alla fin fine, queste notizie servono solo ad introdurre la questione e non hanno una grossissima importanza se non per un punto cruciale: che sia in un modo o nell'altro, dato anche il contenuto, possiamo stare sicuri di essere di fronte ad un testo facente parte della Tradizione Occidentale e quindi come tale, meritevole della più concentrata attenzione.

Le asserzioni sono estremamente interessanti e notevolissimi appoggi per la meditazione, nonchè ricchissimi spunti d'intuizione.

Ve li proporrò uno alla volta (sono piccoli, brevi frasi) con anche il commento e magari, se ci andrà, discuteremo di qualcuno.

Ultima nota: nel testo che mi è capitato in mano, basato sul manoscritto più antico, non c'è la versione latina. L'ho trovata in rete, nella versione tedesca di wikipedia. Quindi riporterò la traduzione in mio possesso e sotto il testo latino (che però non so a quale manoscritto appartenga) in caso qualcuno lo ritenesse utile.

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