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Vecchio 14-02-2009, 01.15.33   #18
filoumenanike
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
Trovo queste osservazioni molto acute e permettono di collegarci con altri discorsi che, in un modo o nell'altro, facciamo un po' dappertutto.

Il dolore del torto subito diventa desiderio di vendetta nella misura in cui non riusciamo a reggerlo, o vogliamo liberarcene, coscientemente o incoscientemente che sia.
Infatti il pensiero stesso della vendetta ci da l'impressione di stare già meglio, offre una via di fuga dal dolore.
Se riuscissimo a trattenerlo tutto, a viverlo tutto come cosa nostra intima, e forse per certi versi preziosa, non si trasformerebbe in desiderio di vendetta e trasformerebbe noi.

Questo chiaramente sarebbe il limite, poi le cose umane vanno per gradi, e quindi tanto teniamo tanto ci sfugge e diventa desiderio di vendetta per una certa misura.
Come fai notare, già il non attuare il desiderio è trattenere, forse scavare la fossa e non riempirla, trattenendo magari non vivo più il dolore originario, ma posso però vivere la turba del desiderio e trattenere quella. Non vendicandomi perlomeno grazio il mio nemico, quando potrò perdonerò (per-dono = a gratis... non è più niente).
e allora per vendetta, desiderio di vendetta cosa intendete? volete fare del male ma trattenete il desiderio...e questo sentimento di repressione del desiderio non scava la fossa? se vi fanno del male e reagite apertamente non con l'intento della vendetta ma con il desiderio di giustizia, non state meglio? forse non servirebbe neppure la fossa
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