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Vecchio 04-08-2009, 16.00.37   #9
RedWitch
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Chi arriva per caso a prenderne piena coscienza cade in depressione, altri (una buona parte della massa) spesso prima di scendere fino in fondo nel baratro trovano un'ancora di salvezza in qualche teoria che rende tutti immortali senza coscienza.
In linea di massima, tranne poche eccezioni (statisticamente intendo) questi due sono gli opposti, con ovviamente molte sfumature in mezzo.
Ho sempre pensato che chi ha una fede forte (e cieca, senza offesa per nessuno), vivesse meglio di chi non l'ha, o l'ha persa per strada, invece alla fine non è nient'altro che un modo per sopravvivere... per non sprofondare nella depressione

Citazione:
Poi ci sono le eccezioni statistiche, quelli che paragonerei all'alcolizzato che si è accorto di avere un problema e di aver iniziato a volerlo risolvere.
Quando si riesce a prendere piena coscienza che dovremmo morire, che non siamo eterni, ma il tutto senza cadere in depressione (a proposito tutte le depressioni derivano originariamente dall'arrivare a percepire la morte senza prenderne coscienza) iniziamo ad essere pronti per fare qualcosa.
La piena ed assoluta coscienza della morte è sancita dal raggiungimento della non paura verso di essa. Quando non avremo più paura della morte, pur essendone consapevoli (solo non pensarci non significa nulla), sapremo che c'è, che è inevitabile, naturale etc... allora potremmo iniziare a pensare ad altro, anche a se c'è un oltre.
E quando ci si accorge di provare questa paura, è utile continuare a guardarla, e a rinforzarsi in questo modo? imparare a reggerla piano piano puo' essere un modo per avvicinarsi alla piena coscienza della morte ?
L'unico modo per poter iniziare a pensare ad altro quindi è passare per questa presa di coscienza, un passaggio obbligato per il percorso di un ricercatore.. la si puo' vedere come un primo obiettivo da raggiungere..

L'iniziato per completare l'Opera, deve sperimentare la morte fisica, è con questo passaggio che il piombo si trasforma in oro? e quando puo' sperimentare la morte fisica, è perchè non ne ha più paura? Perchè si è arreso alla sua ineluttabilità?

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Originalmente inviato da Era
Quest'ultima frase mi fa pensare ai popoli selvaggi che per altro lo erano molto meno di molti cittadini civili di oggi...voglio dire la consapevolezza degli indiani d' america...per esempio.. consapevoli che c'era un tempo per vivere e un tempo per morire..
Nel film "Piccolo grande uomo" il capo guardandosi intorno e "ascoltandosi" sentiva giungere la sua ora..diceva :"questo è un buon giorno per morire" e se ne andava sui monti cercava un buon posto..si sdraiava e aspettava...aspettava da solo...
Trovo molto bello quello che hai scritto Era, l'uomo consapevole dell potenza della Natura (o Universo, o Dio, credo sia lo stesso alla fine..) .. ho un' esperienza che vorrei provare a condividere con voi, credo comune a tutte le mamme... durante la gravidanza avevo paura del parto, una paura sottile ma spesso presente, a come sarebbe stato, ma soprattutto paura del dolore che conoscevo per sentito dire come, "diverso da ogni altro finora sperimentato", ma quando aspetti un bimbo, è inevitabile passare per il parto, anche se ne hai paura. Quando mi sono arresa a questa evidenza la Natura ha fatto il suo corso, e ne ho sentito in me tutta la sua potenza, lei fa il suo corso che io lo volessi o meno, ma quando mi sono arresa è diventato tutto armonico (per quanto doloroso) e non avevo paura, ero lucida ed ho vissuto un'esperienza che non credo dimenticherò... probabilmente anche con la morte potrebbe essere lo stesso.. a patto di non averne paura, anche se al momento la vedo come la cosa più difficile che abbia mai affrontato.
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