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Vecchio 24-08-2009, 13.58.53   #18
Ray
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Ci ho pensato un po'... anzi ho cercato di pensarci, con risultati alterni.

La morte è la diretta conseguenza della nascita, l'altra implica l'una. Il tempo variabile che intercorre è quello che chiamiamo vita.
Siamo dei fiammiferi. Prima stiamo nella scatola (non manifesto?) poi veniamo sfregati e si accende la fiamma. Da quel momento la fiamma (vita) consuma il legno del fiammifero e inevitabilmente, quando lo avrà consumato tutto, si spegnerà. Lo spegnimento è la diretta conseguenza dell'accensione.
Aver paura delllo spegnimento comporta il tentativo, più o meno inconscio, di rallentare la fiamma, di ridurla, per alllontanare il più possibile l'inevitabile. Questo abbassamento della fiamma forse possiamo chiamarlo depressione... ed ecco che la non accettazione dell'ineluttabile comporta automaticamente una certa depressione, anche se variabile da fiammifero a fiammifero. Che poi è quello che diceva Uno, ma appunto una cosa è capire con la mente, un'altra è comprendere.

Mai fatto quei giochini del tipo cosa farei se sapessi che muoio tra tot, tipo 24 ore?
Ho provato. Mi son detto, dai Ray immagina che devi morire tra 24 ore... nono, non così, immagina sul serio. Che faresti? Come le passeresti?
La risposta automatica è stata: cercherei di passarle tutte in meditazione o simili in modo da acchiappare quanto più possibile arrivati al dunque.
Ma come? Ma allora, mi son chiesto, perchè non lo fai comunque? Se senti questa necessità perchè aspettare?
La risposta rivela tutta la mia paura della morte e tutta la mia brama: di fronte all'ineluttabile il primo e unico pensiero va a me stesso e a quanto potrei prendere ancora dalla vita... beh almeno non lo passerei a frignare su quanto non ho preso, sul tempo perso. Ma è proprio il perdere tempo che la risposta rivela.

Quale sarebbe la risposta se avessi superato la paura dellla morte? Sarebbe la seguente: farei esattamente quello che avrei fatto comunque. Il sapere che devo morire nulla cambia nella mia giornata.

Perchè? Perchè se so che devo morire quel che ho deciso di fare oggi l'ho deciso tenendo conto anche di ciò. Se scoprire che devo morire cambia ciò che decido di fare, anche di una virgola, allora vuol dire che prima, quando ho deciso cosa fare oggi, non lo sapevo, o facevo finta di non saperlo.

Quello che presento è che, accettato il fatto che la fiammellla si spegnerà non si fa più nulla per rallentare il processo e anzi, si brucià come meglio si può. Se poi nel farlo si compie qualche tentativo di raggiungere un'altra fiamma, più grossa, calda e duratura, come ad esempio un ramo, o addirittura di utilizzare la propria per accendere un fuoco più grande, ciò non ha niente a che fare con lo spegnimento del fiammifero, o non dovrebbe averne.

Anzi, l'accettazione del suo ineluttabile spegnimento, unito alla conoscenza della possibilità di usare la propria fiammella per un fuoco più grande, potrebbe addirittura accellerare il processo, dato che il fuoco più grande, che ci sia già o sia innescato dal fiammifero, comunque non è il fiammifero e lo consuma prima.

Quando prenderò piena coscienza della cosa, tanto da arrivare con questa coscienza a modificare le mie risposte automatiche, solo allora potrò decidere davvero cosa fare oggi (e domani e tra un mese ecc.), focalizzare tutti i miei tentativi verso una direzione, che è a prescindere dal fatto che devo morire, ma che da questo fatto prende il via. Insomma solo allora vivrò davvero libero e non frenato da questa strisciante depressione che, piccola o grande che sia, misura la distanza tra me e la coscienza dell'ineluttabile. Quando la distanza sarà zero, lo sarà anche la tendenza depressiva (che in realtà fino a quel momento è sempre presente, anche se pare oggetto di un'altra indagine).

Il sospetto (dico sospetto perchè sto parlando di me e non degli altri, ma è più di un sospetto) è che generalizzando questo discorso, esiste un tratto depressivo in tutti coloro che non hanno piena coscienza della cosa, non solo della morte ma dell'ineluttabilità delle cose in genere, del fatto che tutte finiscono, anche se sempre di morte si tratta, ogni termine è un piccolo lutto. In molti qusto tratto è ben compensato e quindi non si manifesta o si manifesta ogni tanto e in modi non preoccupanti. Come dire che son quasi tuti depressi e non lo sanno.

Ultima modifica di Ray : 24-08-2009 alle ore 14.02.07.
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