Discussione: La vicenda di Knut
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Vecchio 05-04-2007, 19.26.40   #2
jezebelius
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Originalmente inviato da RedWitch Visualizza messaggio
Ormai non è più in discussione se tenere o meno in vita l'orsacchiotto, ma questa vicenda mi ha fatto pensare. L'orso è comunque nato in uno zoo, quindi, avrebbe avuto possibilità di vita diverse se fosse stato allevato dalla madre? E' vero che in condizioni naturali sarebbe morto, ma si trovava già in uno zoo.. e mi sembra assurdo parlare del diritto alla vita degli animali, proponendo di sopprimerli con un'iniezione.. che ne dite?
Beh...non avevo sentito della vicenda del piccolo ma sicuramente è uno spunto per riflettere.
Riflettere, come dici, sull'intervento dell'uomo nella " naturale vita" ( e anche sorte) dell'orsetto.
Credo che anche questo comportamento, del veterinario e di chiunque altro può intromettersi nella vita degli animali, che si fonda secondo me su una solidarietà all'essere vivente, credo che sia da guardare da un punto di vista etico.
Si sente parlare in giro, appunto come in questo caso, di diritto alla vita dell'animale ricomprendendo all'interno di questo anche la " sorte" naturale quand'anche si tratti di morte di questo. Da un lato c'è la natura, crudele se vogliamo ma non dimentichiamoci che la vediamo dal " nostro" punto di vista, mentre dall'altro c'è questo comprensibile atteggiamento in cui la parte sensibile dell'uomo tende, come in questa circostanza, di raggiungere un risultato; talvolta riuscendoci.
Si potrebbe discutere, se ha fatto bene o no, il medico, a salvare l'animale come del resto hanno fatto alcuni animalisti. Ma quello sul quale, secondo me, si può ragionare non è tanto dell'intromissione dell'uomo nel normale ciclo di vita, e morte, di un qualsiasi animale, quanto invece della salvaguardia di un ambiente, all'interno del quale " vive" anche l'uomo, che oggi è difficile da trovare e manifestarsi.
Credo a mio avviso che si possa parlare allora di una propria etica, nello specifico quella del veterinario, mediante la quale si può avanzare la pretesa, o meglio una sorta di riscatto morale, di saldare un conto con l'ambiente nel quale si vive. Questo a prescindere se si tratta di un animale ovviamente. Un comportamento quindi che non faccia distinzioni.
Non sto dicendo che bisogna, a forza, essere partecipi o artefici del ripopolamento degli orsi polari ma semplicemente che, osservando che c'è in natura un ciclo che va rispettato, agendo all'interno di questo fin dove possibile.
E' ovvio che se ho aiutato l'animale, tra l'altro selvatico, a salvarsi non posso poi, di conseguenza, farne una mascotte da esibire nello zoo, caso mai sfruttando la cosa a mio vantaggio nascondendola dietro l'ideale o giustificazione, del ripopolamento della specie. Prese tutte le dovute misure per portare avanti questo nobile fine, secondo me, l'animale andrebbe comunque rilasciato a quello che poi può risultare un destino florido per la sua vita ovvero risultarte, il salvataggio, una parentesi prima di arrivare alla fine.
Solo in questo caso, forse, avrò fatto ciò che è meglio lasciando il " compiuto ed il compito" all'evoluzione.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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