Discussione: Fratelli Coltelli
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Vecchio 01-03-2009, 17.23.36   #83
jezebelius
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Originalmente inviato da Sole Visualizza messaggio
Un fratello favorito in genere non si trova in una situazione di tensione, ottiene, ha i suoi bisogni primari, fisici, mentali materiali ecc ecc. Non si pone nella condizione di farsi domande. E'investito letteralmente di attenzioni condizionanti, di proiezioni condizinanti e poi per sua caratteristica riesce a soddisfare le aspettative di chi si aspetta, questo ancor più non lo mette in condizioni di porsi in discussione. Non ha idea del perchè debba farlo .Insomma viene continuamente addormentato, ovattato nel mondo dei sogni. Lo sfavorito si scontra con qualcosa che gli fa sentire sofferenza lo fa continuamente nel bene e nel male, per questo motivo per me è favorito nella vita se sa sfruttare l'occasione, è favorito perchè si è sempre posto delle domande del tipo: perchè? L'altro non è stato messo nella condizione di farlo perchè la mamma o il papà lo voleva tenere legato. Il suo addormentamento ha fatto si che non vedesse mai queto piano.
Immagina un favorito, perfetto, vincente con i fratelli, sempre in mostra per i genitori, sempre il primo, sempre migliore... ma sai nella vita che botte. Si dovrà difendere tantissimo, si dovrà chiudere al mondo, si dovrà fare l'idea che il mondo è una tana di lupi e che non c'è nessuna speranza e magari poi prendersela con qualche istituzione su cui scaricare il malessere. Il condizionamento del favorito gli impedisce allo stesso modo dello sfavorito di essere capace di avere rapporti paritari con il mondo.

In alcuni si trasformano in patologie vere e proprie.

E' vero quello che dice Ray che ognuno pensa di stare peggio, ma realmente alla fin fine penso che peggio stia il favorito proprio perchè non ha armi per affrontare il mondo, si deve chudere si deve irrigidire, e farà mille volte più fatica per vederlo se mai volesse farlo, altrimenti continuerà per la sua strada con buona pace di tutti. .

Le dinamiche quelle sono, il favorito ha uno sviluppo in un senso e lo sfavorito in un'altro. .

Se ancora non è chiarissimo il mio pensiero ci riprovo anche perchè è una cosa che ho esplorato con questo 3d per cui non ho ancora chiarissmo tutto.
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Voglio solo ricordarvi una cosa: se è vero come stiamo dicendo qui che l'ambiente (e quindi soprattutto fino ad una certa età la famiglia per la maggior parte) ci forma e condiziona abbiamo anche qualcosa di innato, quel qualcosa che è ben evidente da piccolissimi e che poi viene subito sepolto da quintali di impressioni che il corpo non è ancora in grado di metabolizzare.
Quindi anche per ciò che riguarda il discorso, preferito o spreferito che sia rimarrà colpito da questa condizione fin tanto (e se) che riuscirà a metabolizzare la mole di impressioni ricevute fin dalla nascita e a riscorgere almeno la propria essenza.
Senza queste due minime condizioni sarà come un oggetto nella catena di montaggio di una fabbrica, "seguirà" il rullo, in realtà il rullo lo trasporterà. Guardandosi intorno, non riuscendo a vedere il rullo, crederà di avere un'autonomia, un'individualità etc... in realtà il guardarsi intorno gli impedirà di prendere coscienza di chi è.
Da questo punto di vista preferiti e spreferiti sono uguali, non cambia nulla.
Devo dire che questa è la condizione " tipo" che è più vicina a me e Sole l'ha descritta benissimo.
Io, preferito, rispetto a mio fratello, non preferito. Anzi io son stato voluto e lui è arrivato a sorpresa.
Aggiungo che è soltanto in questo periodo che riesco a vedere un po meglio, non foss'altro che per una sorta di desiderio di " vedere" o anche, se vogliamo, crescere ma che forse non so se ho definito al meglio ciò che presumo abbia voluto dire anche Uno.
Quel che più noto è che per entrambi ci sono, hanno agito e continuano ad avere influenza, determinate mancanze, sia per me e sia per lui; determinati meccanismi, sia per me e sia per lui etc etc.
Condivido - solo ora poichè qualche anno fa avrei detto " ma che cavolo state dicendo" e non poteva essere altrimenti se in fondo mancavano determinate cose. Il tutto riprendendo il discorso sul limite dal quale in poi ognuno deve uscire fuori di casa ed affrontare quel che ne segue - ciò che ha detto Nike.

Aggiungo però, cercando di rispondere anche a Filo allorquando più su ha detto che si presume ci deve essere una certa collimazione tra età matura " adulta" e, almeno, psicologica, cercando di unire entrabi i pensieri, che non è semplice sia per il genitore ammetere di non essere cresciuto - di norma si intende " crescita" la possibilità/responsabilità di mettere al mondo dei figli - come non è semplice da parte del figlio ammettere che è arrivato il momento di " staccarsi". Ci sarà sempre un gioco perverso da entrambo i lati!
Da un lato sempre chiuso ovattato ma anche no ma comunque " dentro" la famiglia, nella impossbilità di raggiungere una certa coscienza che gli permetta, poi, di prendere determinate decisioni. Dall'altro il peso di una responsabilità - dei genitori verso i figli - di dare ancora, e ancora e ancora convincendosi che non sono pronti, quando invece avrebbero potuto esserlo gia da prima.
Questo ultimo aspetto, a mio avviso, dovrebbe gia verificarsi, ed agire, gia da tenera età ma il genitore, come abbiamo detto, fa quel che può, dando poca attenzione a questo aspetto non meno importante di altri!
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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