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Vecchio 24-11-2007, 01.09.27   #9
jezebelius
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Beh...ad essere sincero anche io ho pochi ricordi.
Dovrei far fede, per quanto mi è possibile, alla memoria del mio stomaco.
Insomma la cosa cge ricordo e che si svolegeva in maniera sistematica è che alal domenica il menù era fisso: Bucatini al sugo di coniglio e coniglio mentre il contorno erano la patatine fritte; o anche capitava di mangiare pasta, la domenica successiva, con la carne in salsa come polpette o salsicce.
La pasta non è mai mancata anzi di solito i miei una volta messi ai fornelli, si dilettavano in vari menu durante la settiamana anche se non accadeva spesso. Tipo una volta con la salsa rossa o qualche volta capitava la pasta alle vongole. Qui non mi pare di aver fatto mai storie anche se, ripeto, il ricordo è parecchio offuscato. Comunque, come secondo il pesce diciamo che non è che non lo sopportavo ma quasi. Infatti quello che veniva propinato era sempre il merluzzo in acqua bollita. Mangiato sempre e solo questo ( quando c'era ed a parte altre volte le alici all'aceto ), accanto al polipo al sugo. Ora che ci penso la situazione non è che poi sia tanto cambiata.
La frutta. Per questa, nota dolente nel senso che se non la si frullava neanche la guardavo, come non guardavo la zucca, o anche l'anguria ( semplicemente perchè una sera, ad una festa di paese, ne mangiai talmente tanto da nausearmi dopo ovviamente averlo " rigettato" per dove era entrato: una notte intera a vomitare) o pure la pera ( per la quale a causa del mal di mare un giorno - guarda caso avevo bevuto un succo di frutta a pera - ho avuto sempre una repulsione) che ora, più o meno, a tratti mangio.
Per le schifezze non posso dire, poi, che siano mancate. Ricordo che quando mia madre usciva la mattina, prima di andare a lavoro, ci lasciava i cornetti caldi o le ciambelle zuccherate a colazione, sempre ogni mattina. Le abitudini son cambiate crescendo poichè le merendine industriali hanno preso il campo delle deliziose leccornie artigianali. Fatto è, tornando ancora più indietro, che mi piaceva " soffiare a mio fratello " la zuppetta che veniva preparata da nostra madre fatta coi biscotti per bambini e latte, così da far uscire una pappa particolare.
Non ho mai avuto problemi col cibo insomma, a parte comunque con la carne a volte: non è che mi entusiasmava ( come anche adesso ) tantissimo; ci mettevo un po per ingoiarla.
Pizze poi a volontà, alimento col quale, ipoteticamente, potrei, e potevo, sostentarmi per una intera settimana. Verdure poche però, mi rendo conto, anzi se ne faceva cosi poco uso a casa e quella volta che venivano proposte era sotto forma di spinaci ( idem la storia di Braccio di Ferro ). Pane a volontà col quale molto spesso accompagnavo la pietanza, sia il primo e sia il secondo. Quello che non mai potuto sopportare però è stato il formaggio grattuggiato sulla pasta in quanto modificava il gusto della pasta stessa. Anche ora non ne faccio un largo uso ma talvolta il pecorino mi piace utilizzarlo.
Tornando a quando ero piccolo, ecco poi c'erano yogurt a volontà di tutti i tipi ma i formaggi neanche a vederli da lontano ( nel senso che non mi piacevano ).
Ah...come dimenticare la trippa! Era una piatto ( anche ora ) nel quale l'arte culinaria di mio padre trovava il suo estro. Una cosa particolare.
Il cavolfiore invece, mi nauseava solo a sentirne l'odore; oggi, guarda un po, lo mangio.
Mio padre a pranzo, poi, pasteggiava con la birra e devo dire che noi abbiamo sempre utilizzato sempre e solo acqua ( qualche volta anche le bevande gassate ). La birra abbiamo iniziata a conoscerla dai sedici anni come pure il vino che in casa, a parte che utilizzato nella preperazione del coniglio, non si conosceva affatto.
Buoni i carciofi anche se li ho sempre considerati una paerdita di tempo a tavola. Poi come detto, polpette e salsicce che sguazzavano nelal salsa di pomodoro non sono mai mancate.
Latte a colazione e sera prima di dormire.
Per il momento il mio stomaco si ricorda solo di questo
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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