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Vecchio 12-03-2007, 15.51.09   #1
Ray
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Predefinito E' sempre "colpa" dei genitori?

Così in "amare":

Citazione:
Originalmente inviato da Mooncat
La quasi totalità degli psicologi e studiosi in campo psicanalitico concordano sul fatto che, da adulti, il nostro concetto di "amore" dipende quasi esclusivamente da quello che abbiamo vissuto durante la nostra infanzia.
Chi ha percepito l'amore dei suo genitori come sentimento negativo in quanto incapaci di amare, ripeterà lo stesso tipo di amore "malato" da adulto, se non segue un cammino di crescita interiore che permetta di rivedere in toto le relazioni con la famiglia di origine ed i rapporti con il prossimo.
Io credo che la maggiorparte di noi confonde l'amore con mille altri sentimenti che non c'entrano nulla, dalle gelosie, al possesso, al voler cambiare l'oggetto amato, pretendere qualcosa in cambio di....
quanti possono affermare di riuscire ad amare davvero, senza che le proprie insicurezze, traumi, problemi relazionali ecc. intacchino questo sentimento?
Credo sia necessaria una tale consapevolezza di sè, un lavoro su se stessi ed un equilibrio, non indifferenti.
Replica:
Citazione:
Originalmente inviato da Uno
Non sono completamente d'accordo con la psicologia moderna, il "quasi" un pò mitiga... ma sebbene è senz'altro un fattore importantissimo, ed in alcuni determinante al 99%, c'è la nostra vera struttura energetico-psico-fisica che determina il tutto. Poi che nella maggior parte dei casi questa sia sepolta... in quello che altri termini definirei dormire è un'altro discorso... ma quante volte da una famiglia modello viene fuori un figlio delinquente e viceversa? (tanto per fare un esempio estremo)
Sostengo che esistono delle catene che si protraggono di padre in figlio (padre inteso per genitori) e che fin quando i figli si adeguano divengono delle copie facsimile dei genitori sviluppando qualità di entrambi in percentuali variabili a seconda della "dominanza".... ma come tutti i cicli dopo un tot di generazioni c'è sempre qualcuno che rompe con il passato.
Non continuo perchè sono già fuori tema, ma il discorso meriterà un approfondimento da qualche parte.
Mooncat ha ri-replicato ma bon, potete leggere la.

Vediamo di inquadrare velocemente il discorso, poi approfondiremo via via.

Come dice Mooncat la maggior parte della attuale psicologia riferisce la quasi (ance loro non possono ignorare del tutto le eccezioni) totalità delle caratteristiche personali, soprattutto le problematiche, all'ambiente di crescita e alla conseguente esperienzialità nei primi anni di vita. Per ambiente si intenda in senso ampio, quindi anche ambiente psichico ed emotivo, influenzato quando non proprio generato dai genitori (ma anche da insegnanti ecc.).
Seguendo il ragionamento all'estremo, se volessimo togliere quel "quasi" dovremmo concludere che è tutta colpa di Adamo ed Eva. In effetti, in maniera anche intelligente perchè autoironica, viaggia in psiocanalisi la battuta che dice che sicuramente Adamo ed Eva erano due nevrotici... beh, con un padre onnipotente è il minimo... (impossibile risolvere l'edipo per esempio).

Tuttavia quel che dice Uno si riscontra. Nel susseguirsi delle problematiche ereditate di generazione in generazione (la psicologia sistemica ha studiato molto questi processi) non si riscontra un ripetersi assolutamente identico dei processi, ma si osservano (non sempre) delle modifiche. Capitra poi che un certo esponente di una certa generazione riesca a rompere il ciclo (di solito con immani sofferenze, ma ogni percorso di crescita ne ha... basti pensare al male di costole che sentiamo quando da adolescenti cresciamo fisicamente di botto).

Quindi sembra piuttosto verosimile che ci sia si un'eredità, magari anche che sia il grosso della questione, ma che detta eredità vada comunque ad innescarsi su di una struttura che invece appartiene all'individuo e che quindi gli permette di gestirla/non-gestirla in modo diverso che se fosse un altro...

Bon, ho iniziato, con calma si può sviscerare.
Ray non è connesso