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Vecchio 25-06-2008, 14.37.23   #9
jezebelius
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Io credo, Astral, che tutti, chi più e chi meno, abbiamo avuto o tutt'ota, a che fare con la morte.
Forse è quel senso di inspiegabile ma ancora di più quella " mancanza " ed incertezza che si verifica, del tipo oggi ci sono domani non lo so.
Per dire che pure per me questo concetto, se lo si può chiamare così, manca ed è sempre mancato.
Mi ricordo che quando avevo 8/10 anni mi trovavo nella camera dove mio nonno, il padre di mia madre, non stava bene. Ricordo qualsiasi cosa dallo sguardo che aveva, fisso nel vuoto con quell'ultimo filo a mantenerlo li con noi, e quello che provavo io che non so se si può definire compassione, non saprei.
Sapevo che di li a poco se ne sarebbe andato.
Vedevo gli altri che si agitavano come per un verso per esorcizzare quello che stava accadendo e per l'altro per trattenere, non so, ancora quel moribondo.
Li guardavo come si vede un film. Il medico che diceva che non c'era più nulla da fare, i parenti che si muovevano verso il pianto, ma devo dire che non l'ho mai considerata ( e non so se ho fatto bene ) una cosa normale piangere " in automatico" ( non so se riesco a spiegarmi ).
In effetti quel signore, mio nonno, a pensare che di li a poco sarebbe andato via, non so dove, che mi aveva portato in giro da quando ero piccolo, mi faceva strano. Ciò che oggi, pensandoci, mi rendo conto ed a cui non pensavo era appunto la visione, in quel momento, che li c'era ed il giorno dopo non ci sarebbe stata più.
La mancanza di una figura di cui sei abituato a percepirne la presenza, arriva un giorno quando ti accorgi che è scattato qualcosa.
Nel senso, per quanto mi riguarda, non si è realizzata subito ma si è " diluita " nel tempo.
Forse tutto questo dipende anche dai sensi di colpa che mi porto dietro, intendo questo non realizzare subito, nel reale, cosa sta accadendo ed assumere un atteggiamento come il tuo: a definizione cinico e freddo. Forse mi attribuisco un qualche onere, un qualche dovere poiché li in quei momenti nessuno, per quanto si vuole ( sarà superbia la mia ) mi pare lucido.

In effetti surreale, si.
Di fatti quando vedevo tutte le figure dei parenti che si muovevano, agitavano, mi chiedevo come mai tutto quel fracasso ( che ci sarebbe stato anche se non avessero realizzato tutto quello, secondo me ) mentre non c'era una " calma " per accompagnare quell'uomo, dove stava andando.
Surreale, perché ti rendi conto che alla fine agitarsi non serve e non credo che quello si possa chiamare partecipazione.

Accettarla, sta morte? Mah..non so se ci riuscirò, pur sapendo che è naturale, normale, esiste e non posso farci nulla.
Per qualsiasi cosa, persona o animale, ho pianto in solitudine. Ma mi è capitato di lasciare scorrere qualche lacrima anche in presenza di altri e non dico che non si debba fare ma forse ogni cosa ha il suo tempo e certo non dovrebbe rispondere ad un automatismo e men che meno ad una richiesta di Tizio o di Caio, esplicita o implicita!
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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