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Vecchio 12-08-2009, 15.45.08   #4
Ray
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Originalmente inviato da luke Visualizza messaggio
Certamente certe cose che abbiamo dentro anche se inorridiscono o ci fanno vergognare devono essere affrontate, magari non subito ma quando siamo in condizioni di farlo adeguatamente .

Non so in che contesto è contenuta quella frase, per come la vedo io la figura paterna può essere vista come una figura dominante, co-stringente(ovviamente con gradazioni diverse da caso a caso) che non ci permette di esprimerci liberamente perchè dovremo scontrarci sempre col suo giudizio ed eventuale disapprovazione come accadeva da piccoli ed in molti casi anche da adulti.

Mi sembra che una teoria psicologica dipinga addirittura il padre come un "avversario" nella conquista di nostra madre...

Personalmente ritengo che gli "influssi" paterni debbano essere affrontati e risolti a prescindere dalla esistenza in vita del padre stesso, altriment anche dopo la morte continueremo a ritrovare la sua figura in molte altre persone /situazioni. (forse è come il discorso sugli archetipi che noi andiamo a riempire soggettivamente, una volta col padre, un'altra col datore di lavoro ecc)

La figura paterna ci mette subito a confronto, in alcuni casi in modo piuttosto intenso, con una persona più forte e grande, di noi , con le conseguenti influenze, dalle quali bisogna venir fuori a prescindere dalla esistenza fisica del genitore, verso il quale qualche pensierino non proprio benevolo, credo, lo hanno fatto in molti.
A proposito di archetipi, i miti greci sono pieni di dei che combattono il padre e lo detronizzano, Zeus su tutti, ma solo perchè non è stato detronizzato a sua volta. Se, come dice Jung, i miti sono i risultati della proiezione dei contenuti dell'inconscio collettivo, il desiderio non è certo estraneo all'uomo. Non solo, trattandosi di dei, l'indicazione che questo desiderio rappresenta un qualche valore nella costellazione archetipale è piuttosto precisa.
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