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Vecchio 29-04-2010, 17.40.29   #15
dafne
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Originalmente inviato da stella Visualizza messaggio
La domanda non è se vogliamo o no essere felici, come se la felicità sia una cosa che possiamo volere o non volere, penso che piuttosto sia uno stato dell'essere.
Un bambino è felice anche se non sa di esserlo, quando comincia a farsi domande sulla felicità vuol dire che il suo modo di essere è cambiato, e non c'è nessuna strada che porti alla felicità, è solo un raccontarsela per consolarci, non è un punto di arrivo, ma casomai potrebbe essere una riscoperta di cose semplici dentro di noi.
Concordo che non sia un punto d'arrivo, altrimenti non sarebbe la strada ma il posto da raggiungere e mi trovi d'accordo anche sul fatto che sia uno stato dell'essere anche se qui però mi ci incarto un pò.
Un bambino è un bambino, è felice perchè (ovviamente è un discorso generalizzato, poi ci sono casi e casi) non ha di per sè responsabilità che lo gravino.

Il mestiere d'essere felici si complica quando dobbiamo mettere d'accordo il piacere col dovere.

Nella mia idea ad esempio essere felici suona un pò come non avere preoccupazioni mentre mi stò accorgendo ultimamente che c'è una forma di felicità che prima non riconoscevo che è riuscire ad essere felici nonostante le preoccupazioni. Pare impossibile e spesso lo è ma la cosa si verifica nelle famosissime "piccole cose" che riescono a darci un momento fi felicità quando non ce l'aspettiamo. Anche riuscire ad accontentarsi è una forma di felicità, nella misura in cui l'accontentarsi non è tanto rinunciare a delle cose ma piuttosto rivalutare quello che si ha, non sò spiegarmi bene forse ma c'è un'attenzione diversa, si mettono a fuoco cose diverse.

Oltra a questo stò pensando alla questione sollevata da Ray sul rinunciare alle nostre paturnie, ai nostri modi di vivere ecc Per me questa è una cosa difficilissima, oserei direi quasi impossibile, ci sono piccole e grandi abitudioni dannosissime a cui però fatico moltissimo a rinunciare (e chissà quante non ne vedo.)
Ci medito
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