Discussione: Verità concentriche
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Vecchio 23-02-2011, 17.38.44   #7
Ray
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Teoricamente il matematico è quello che si avvicina di più alla verità, in pratica è anche quello che più vi arriva con il ragionamento ed un successivo filtraggio del percepito.
Non sono d'accordo, o perlomeno non la metterei così. Concordo che il matematico è quello che più si avvicina alla vertià, ma per farlo egli si basa più possibile unicamente su ciò che ha percepito, si potrebbe dire sui fatti e non sulle ipotesi. Se per farlo, a differenza degli altri due che invece interpretano (aggiungo in maniera automatica come hanno imparato) ha bisogno di un maggiore ragionamento degli altri questo implica che partiamo da una base di automatici ragionamenti fuorvianti da eliminare.
Invece credo sia una questione di impostazione della forma mentis (e di sua pulizia). Coloro che interpretano i dati senza rendersene conto e stabiliscono, di conseguenza, delle "verità" assolutamente ipotetiche e molto probabilmente false, realtà fanno più passaggi di chi non lo fa, e quindi dovrebbero consumare di più (che facciano anche più fatica è altra questione).

Non nego che per attenersi ai fatti e dichiarare enunciati più precisi possibile sia necessario uno sforzo di pulizia mentale, ma il problema è che quando iniziamo a farlo ci scontriamo con abitudini acquisite in anni di pessime pratiche di pensiero.

Riagganciandomi invece alla conclusione che il matematico è quello più spirituale dei tre, ritengo che questo derivi dal fatto che la pulizia mentale che si impone (o che gli viene) lo obbliga a non trarre conclusioni e quindi a non con-chiudere (conclusione) ambiti che in base a ciò che sanno in realtà sono aperti. Restano quindi appunto aperti a molte possibilità, riconoscendo quello che sanno non escludente altro a priori (il fatto che vedo un lato nero non esclude che l'altro possa essere di un altro colore... quindi non posso mai escludere Dio).

Se ci chiediamo, con mente onesta, cosa sappiamo realmente su una qualunque cosa, dobbiamo sempre riconoscere che ne sappiamo pochissimo, molto molto meno di quel che ci sembra a prima vista.
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