Discussione: foto mentali
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Vecchio 31-05-2008, 15.28.51   #6
jezebelius
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Originalmente inviato da RedWitch Visualizza messaggio
Questa parte , mi interesserebbe molto approfondirla .

Perchè continuiamo a pensarci in un certo modo? Qual'è il modo in cui ci pensiamo?
Credo che sia il modo in cui pensavamo di essere, fintanto che non abbiamo scoperto che qualcosa puo' cambiare e cambia realmente in noi.

Provo un esempio perchè mi sa che non si capisce.

Se sono abituata a pensarmi insicura, quando questa cosa in me cambia, se acquisisco sicurezza, mi sembrerà strano essere sicura di me, e c'è sempre qualcosa, che mi fa scattare la ricerca di quella Red insicura in cui mi sono identificata per molto tempo.. quella che credevo di essere senza possibilità di margini di cambiamento.

In realtà il cambiamento, se non lo si vede nel momento in cui sta avvenendo, arriva un momento in cui personalmente l'ho percepito forte e chiaro, l'ho visto benissimo, solo che poi non mi sembrava possibile "ma come? dove è finita quella insicura, ansiosa etc?" E allora la ricerco, finchè non la ritrovo.. I cambiamenti a me spiazzano, quindi per forza di cose mi viene da ricercare il "conosciuto e il vecchio"..

Penso che c'entrino molto i riferimenti, e l'idea che mi sono fatta di me stessa, ma a differenza di Daf non è l'idea che mi sono fatta attraverso gli altri (che poi anche li attenzione .. è l'idea che crediamo che gli altri abbiano di noi, non quella che gli altri hanno .. anche qui è illusione)

E' quello che credevo (e faccio in modo di credere) di essere che mi frega... vedo solo quello e niente altro.

Alla fin fine non è che sarà un po' rassicurante continuare a vederci come eravamo, piuttosto che come siamo?

Credo che sia anche una percezione delle cose, e di se stessi, che cambia.
Il fatto di andare a ricercare chi pensavamo di essere in un determinato momento ha due effetti: il primo è quello di vedere il cambiamento, ossia prima ero in un modo e poi mi scopro in altro ed a questo punto mi rendo conto che sono cambiato.
Il secondo è che dato lo stesso meccanismo ho paura di vedere il nuovo e quindi ricerco quello che ero prima, cercando a volte, addirittura, di rigettare quel nuovo modo di essere al quale non solo non sono abituato ma mi fa perdere anche l'orientamento per un attimo.
Insomma l'idea che abbiamo di noi - ma anche del salotto come diceva Daf - è talmente radicata che fa fatica ad essere sostituita, anzi per la verità la fatica è proprio nostra.

In questo periodo mi rendo conto di essere cambiato ad esempio ma la mia mente torna sempre dietro a cercare " la foto", l'immagine, di quello che pensavo di essere - o che ero - prima perchè il trovarmi in una posizione diversa, appunto rispetto a prima, mi destabilizza.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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