Discussione: Paura
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Vecchio 08-03-2008, 21.28.43   #81
Kael
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Prendo questo post di Uno dalla discussione Bellezza perchè volevo analizzare un paio di cose..
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Non è facilmente razionalizzabile la cosa, ma anche fermandosi solo all'inizio di questo arduo compito potremmo dire che nel momento in cui proviamo un sentimento di vero stupore per qualcosa di estremamente bello siamo come all'apice dell'orgasmo sappiamo già che da li possiamo solo "ridiscendere" ed ecco che subentra la paura, paura che in realtà c'era già
Paura che c'era già, ma di norma non sappiamo "attivarla" a comando, o per lo meno non sappiamo mantenerla accesa una volta che si accende da sola a causa di qualche fattore esterno, e così ogni volta si riparte daccapo. Saper resistere a questa paura significa saper aumentare, anche di soli pochi secondi all'inizio, l'apice dell'orgasmo e restare in bilico come si diceva nell'altro thread sulla Tensione. E' grazie alla bellezza che sperimentiamo la paura. E' grazie alla paura che sperimentiamo la bellezza. Al momento culmine paura e bellezza sono entrambi all'apice e coesistono insieme, alpha ed omega si toccano... ed ecco che da questa "unione" nasce la magia, l'orgasmo, la sospensione di pensiero della ballerina...
Citazione:
Quindi dipende da quando noi percepiamo la bellezza e quindi diamo importanza ad essa e quanto distanti ne siamo... ecco perchè un tramonto non ci da gli stessi problemi.
Questi fatti sono esempi per la ragione, ma la dinamica non è limitata al contatto fisico... se nulla mi tocca, se a nulla do valore non avrò mai questi "problemi".
Se nulla mi tocca, se sono chiuso e non dò valore a nulla, non sperimenterò mai questo momento magico, ma questo vale anche se dò troppa importanza alle cose, se mi faccio risucchiare dalla paura senza essere minimamente capace di resisterle.. L'ideale sarebbe la via di mezzo, saper percepire la bellezza in ogni cosa, in ogni evento, anche solo in un semplice respiro, ma al tempo stesso ressitere alla paura, sopportarla insieme alla bellezza e cercare di tenerla il più possibile dentro di sé.
Questa via di mezzo purtroppo non si verifica quasi mai, e in linea di massima sperimentiamo uno dei due stati: repressione o proiezione. Repressione quando ci chiudiamo al mondo, non ci facciamo più toccare da nulla, ma al tempo stesso non proviamo più nulla. Proiezione quando ci apriamo troppo e le cose ci risucchiano, ci spazzano via come un'onda e dimentichiamo noi stessi sotto l'azione dell'abisso.
Citazione:
Certo il lavoro su stessi e quel campo di battaglia a cui accennavamo sopra presuppone che la battaglia si cerchi di vincerla e che si sia in grado di sopportare sempre più la Magnificenza, ma negare il terrore che questa deve provocare per essere tale equivale a non essere ubriachi dell'esempio sopra.
Forse chi ha una vaga idea di cosa sia (tra l'altro non tanto spiegata dalla scienza ufficiale) la sindrome di Stendhal comprende quello che sto cercando di dire.
E' una questione di proporzioni, tanto più una cosa mi affascina tanto più ne ho paura, tanto più passa la paura tanto più quella cosa rimane bella ma non nello stesso modo in cui era prima.

etc etc........
Grossa parte del lavoro su di sè si traduce in Vivere la Paura.
Vivere o vivere la paura sono la stessa cosa. Rifiutarsi di vivere la paura significa dunque non vivere, significa essere immersi nel sonno come al solito...
Mi rendo conto che a parole tutti sono capaci, si tratta poi di farlo veramente, si tratta di avere la mente aperta ed una Ragione oggettiva anche quando il cuore batte a mille. Quando il cuore invece batte normalmente, sono tutti capaci di pensare...
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