Cercando nelle feste e tradizioni popolari, ho trovato che il 17 gennaio si celebra la festa di Sant'Antonio, additato come il padre dei monaci e vissuto in Alessandria d’Egitto.
Antonio, (come tutti i santi che devono domare i propri bassi istinti), per le sue memorabili lotte contro i demoni, colpì a tal punto l’immaginazione popolare che ne fece uno dei santi più venerati.
Nelle allegorie del passato il diavolo veniva spesso incarnato nel
porco simbolo d’impurità, e l’iconografia popolare, dove il Santo trascinava un maialino
“potenza diabolica dominata”, finì per identificarlo anche come il protettore degli animali.
L’anniversario di Sant’Antonio divenne quindi l’occasione per impartire alle bestie una solenne benedizione sul sagrato delle chiese. Sant’Antonio si festeggiava accendendo grandi falò: sia per rendergli omaggio, sia per
purificare il terreno da sterpi e foglie.
Il Santo
sottometteva demoni e fiamme, perciò era invocato anche quale "patrono del focolare", e il suo intervento era richiesto perfino contro quegli herpes dolorosissimi, appellati tutt’ora “fuoco di Sant’Antonio”.
Nel medioevo i cibi della festa di Sant’Antonio erano la zuppa di fave cotte e la ciabatta intestata al Santo (tipica dell’Emilia), che sembrava un umile calzare composto di farina, uova, burro, zucchero e mandorle, abbellito nella tomaia con ghirigori fatti di cioccolata.
Ma l’alimento più popolare per “onorare” Sant’Antonio era il maiale, superbo ingrediente di tanti piatti "poveri" come i fagioli con le cotiche o la cassoeula.
Addirittura la comunità allevava un maiale a proprie spese, per poi distribuirne le carni ai poveri il 17 gennaio.