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Vecchio 09-03-2008, 20.12.31   #9
stella
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Non parliamo di lavoro, vorrei parlare sul fatto che volendo o meno tutti, fosse anche due giorni fa avevamo un'idea di quello che saremmo stati oggi o che avremmo fatto oggi.
In alcuni casi l'idea si è concretizzata, in altri no, in altri ancora ci siamo sorpresi di qualcosa che non pensavamo mai possibile ed è successa, in bene o in male (beh la prima sorprende di più).
Alla luce delle proprie esperienze (che non è che vadano esposte, si può volendo ma non è importante questo ora) avete individuato i meccanismi che hanno permesso o meno di realizzare qualcosa e come è stato possibile che alcune cose vi abbiano sorpreso... come non avete potuto averne il sentore?
Se devo dire che ho individuato i meccanismi che mi hanno permesso o meno di realizzare qualcosa, posso dire che un ruolo importante lo ha giocato la paura di mettersi in gioco...
Sul fatto che mentre andavo a scuola avevo delle ambizioni che poi, al riscontro con la vita e con il lavoro, hanno dovuto per forza ridimensionarsi... Ma se per esempio avessi rischiato un po' di più, e anche faticato un po' di più, forse qualcosa avrei realizzato di quello che avrei voluto fare da grande...
La paura che fa dire: "questo è troppo difficile", oppure "questo è troppo impegnativo" e così via a poco a poco soffoca la nostra potenzialità, e ci si accontenta di quello che è più facile e più alla portata.
Qualche volta succede anche il contrario, per esempio nel mio piccolo ho partecipato ad un concorso, mi sono impegnata a studiare e a prepararmi ma con l'idea che era tempo perso perchè mi sembrava un'ardua impresa, invece con grande sorpresa mi sono trovata in graduatoria tra i vincitori, avanzando di livello.... una bella soddisfazione che mi fa riflettere quanto ci sottovalutiamo e così rincunciamo per paura... un pizzico di stima in se stessi e soprattutto credere in quello che si fa...
Quando andavo a scuola avevo diviso i sogni in due categorie: quelli realizzabili da mettere in pratica, e quelli irrealizzabili perchè troppo difficili.... questa divisione è al principio di quel meccanismo che porta ad essere quello che si è, forse perchè, come dice Kael, il ponte da lanciare tra quello che siamo e il nostro obiettivo è troppo lungo da attraversare che ci si scoraggia e si rinuncia prima di fare il primo passo verso l'obiettivo.
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