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Vecchio 18-01-2008, 17.37.26   #8
jezebelius
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La cosa per quanto semplice a spiegarsi, Sole, ed a tratti facile da capire, almeno a livello razionale, è altrettanto difficile da percepire soprattutto per chi non ci è passato, avendo io la presunzione di trovarmi nella tua stessa condizione.
Generalizzando forse, quasi tutti ci si sono trovarti, almeno qualche volta immersi. La risposta alla cosa, forse, cambia in conseguenza del "punto", del posto in cui si trova il soggetto, in quel momento al centro, o anche attraversato da tale universo di sensazioni.
Comunque da questa dimensione, forse paradossale ma anche adimensionale si potrebbe gettare le basi per indagare "quella " sensazione, comprendere quella circostanza. Al contrario si tenderà a non ascoltare nulla e ricadere dove si era, in piedi, fino ad un attimo prima.
Cosi come credo, mia opinione personale, che molti possono trovarsi nell'occasione di usufruire di questa possibilità vale a dire ascoltare/indagare, o anche no, credo pure che esista per tale smarrimento un grado di variazione che ne esprime l'intensità. Non so come spiegare ma probabilmente la " forza " di questa presa di coscienza, definibile così per certi versi, propone la sua dirompenza soprattutto in base a dove si "trova" il soggetto.
Anche io, come Red ( mi riferisco a Red poichè ha messo giu quel che sentiva ma è ovvio che questo, come detto, può essere comune anche ad altri ) mi son trovato in una sorta di limbo. Dimensione che mi ha dato, poi, una spinta in una direzione successivamente.
Talvolta mi capita, tornando a quel che dici, di farmi domande circa il " corpo " - più o meno le stesse che ti fai, di qui la presunzione - ma non perchè ci penso ma perchè invece ad un tratto mi trovo immerso nella percezione che il mio braccio o le mie gambe, pur se da " me " son mosse, fanno parte di una struttura telecomandata; fanno parte di un insieme di elementi grazie ai quali posso stare - fisicamente - dove sono.
La sensazione, successiva ad un sogno che ho riportato, più o meno come quella che descrivi era struggente. Il corpo che utilizzo e che in quel momento utilizzavo per fare le mie cose, non lo riconoscevo " mio ". Sembrava quello di un altro o anche, la " struttura " era quella di un altro!
Muovevo il braccio ma non sapevo come; guardavo il braccio muoversi ma non ne percepivo la " proprietà". Volevo uscire ma il corpo, come una barriera, era davanti.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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