Discussione: Inattività
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Vecchio 09-08-2007, 18.33.28   #17
Kael
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La storiella di Coehlo è davvero illuminante.
Penso inoltre che questo thread si ricolleghi a quello sui Comandamenti dove si parlava del riposo del settimo giorno...
Per come la vedo io, l'inattività è fondamentale... se un contadino ha seminato e coltivato bene, arriva un momento in cui deve solo star fermo e lasciar fare il resto alla natura, come se, se le cose sono state fatte bene, poi queste andranno avanti da sole, per inerzia... C'è come un processo che avviene solo al buio, nella passività. Se un contadino ad ogni raccolto non si ferma a contemplare i frutti del suo giardino, non capirà mai se il lavoro che ha svolto finora sia buono, cattivo, perfettibile o che altro.. Inoltre, per lavorare bene, di tanto in tanto deve pulire i suoi atrezzi, aggiustarli, ripararli, sostituire quelli vecchi, etc.. e per farlo deve abbandonare il giardino e chiudersi in cantina... (magari in una giornata di pioggia, così da renderla utile comunque..)

Ma c'è di più.. Quando ci si ferma veramente, avviene qualcosa che non so spiegare bene, ma che ho provato su di me, e c'è davvero una ricarica, una svolta, una nuova "nascita"...
Penso che mettendola sul lato fisico sia spiegabile facilmente, e lo faccio con un esempio: un uomo va in palestra, fa pesi, si stanca tutta la settimana, etc.. Arriva il sabato e invece di sentirsi vigoroso e forte si sente stanco, spompato.. I frutti dei suoi allenamenti insomma non sono ancora visibili, serve appunto un periodo di riposo perchè il corpo si "assesti", perchè i muscoli "smaltiscano" l'acido lattico... e se sabato e domenica riposa davvero, ecco che di lunedì si sentirà poi veramente "nuovo" e potrà sentire davvero gli effetti dell'allenamento della settimana precedente.
Se questo uomo non si impone questo "riposo" e continua instancabilmente ad allenarsi anche di sabato e domenica, il suo corpo invece di migliorare e di "assorbire" l'allenamento, lo subirà, e di settimana in settimana si sentirà sempre più stanco finchè il corpo non raggiungerà un punto critico in cui si arresterà inesorabilmente (malattia, sfinimento, etc..)

Così dunque è anche per la mente. Una mente che non va mai in vacanza non potrà beneficiare di tutto il suo lavoro e dei suoi sforzi, ma li subirà sempre più. Sta povera mente sarà sempre più piena di acido lattico e sempre più vuota di energie... E il bello sarà che pure non capirà come sia possibile: ma come, se mi alleno così duramente da tanto tempo, perchè invece di migliorare peggioro?
Evidentemente, questa mente non avrà ancora compreso il comandamento sul riposo del settimo giorno...

Ma una cosa ormai ho visto: i "frutti", i miglioramenti, o chiamateli come vi pare, non sono visibili nella stessa generazione degli sforzi che hanno lavorato per ottenerli, ma in quella immediatamente successiva. Se i frutti di un genitore sono i suoi figli, essi appartengono infatti alla generazione seguente e non alla medesima del genitore. Analogamente qualsiasi frutto si manifesta nella generazione seguente, e mai nella medesima.

Questo "salto", questo inervallo fra generazioni, è appunto il giorno di riposo del sabato, senza il quale non si permette appunto ad una generazione di "morire" per far nascere la nuova... Senza questo periodo di "inattività", avremmo una decrepita e stanca generazione che persiste con durezza e testardaggine e che, invece di lasciare posto al nuovo, si ostina a combattere sempre più stanca e ormai quasi "inutile"...

Avevo letto da qualche parte, mi pare Steiner, che i fiori sono il frutto del calore del sole dell'anno precedente...
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