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Vecchio 14-03-2008, 01.46.54   #5
griselda
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Originalmente inviato da RedWitch Visualizza messaggio
Ho di recente letto un libro (La profezia di Celestino), in cui si da risalto a come, nei rapporti interpersonali, mettiamo in atto vicendevolmente dei "drammi" che Redfield chiama "di controllo", la sensazione che ho è che non sia tutto qui, ma che si tratti proprio di caratteri prevalenti nelle personalità di ognuno di noi.
L'autore racconta di come cerchiamo (inconsciamente) un controllo sugli altri, in base a come siamo cresciuti e con quali di questi drammi siamo venuti a contatto, e abbiamo sviluppato il nostro; il tutto per ottenere energia dagli altri, (questo mi ricorda molto il vampirismo psicologico di cui abbiamo parlato altrove in forum), poichè non saremmo in grado di assorbire energia diversamente . E' quindi una lotta per il potere sugli altri.

I drammi che vengono citati nel libro:

Ripiegarsi su sè stessi, mostrandosi poco comunicativi , misteriosi, nascondendo ciò che si pensa. In questo modo, chi si trova davanti a questo modo di fare, è costretto ad affannarsi per ottenere le informazioni che desidera, comprendere lo stato d'animo di chi si vede sfuggente, e in questo modo il "misterioso" attrae su di sè tutte le energie dell'altro.

L'inquisitore: è colui che entra prepotentemente nelle vite degli altri, fa domande, mette a disagio , sperando di trovare qualcosa di sbagliato nell'altro. Una volta messo in difficoltà l'interlocutore, iniziano a criticare un aspetto della vita altrui. Se il dramma ha successo, l'altro si mette in una condizione di sottomissione rispetto all'inquisitore, che in questo modo assorbe tutta la sua energia.

L'intimidatore: è colui che minacciando a parole o fisicamente, si impadronisce dell'energia dell'altro , costringendolo a prestargli attenzione , o sfruttando la passivitò e la sensibilità dell'altro.

La vittima: è colui che racconta tutti i suoi guai per avere l'attenzione , cerca di fare sentire in colpa, pur senza che l'altro ne abbia.. un atteggiamento di questo tipo costringe chi è sottomesso a pensare di non fare abbastanza per aiutare l'altro (e si sente in colpa).

Questi mi pare che in linea di massima siano quelli toccati dal libro, e tutti, si è vittima di un dramma della personalità, o addirittura si mettono in atto diversi drammi a seconda dell'occasione e di chi ci si trova davanti.

Credo che ce ne siano altri, ma la cosa interessante è che questi drammi, ne innescano un altro in chi ci troviamo di fronte, in una specie di circolo vizioso. Questo significa dal mio punto di vista, che a seconda del nostro dramma , ci contorniamo di persone che per nutrirsi ne abbiano uno complementare al nostro..

Per esempio: se ho bisogno di parlare molto, di essere ascoltata e compatita, farò in modo di circondarmi di persone che per il loro dramma hanno bisogno di consolare e coccolare.. se ho un carattere irruento mi circonderò di persone più "tranquille" per poter esprimere la mia irruenza e quelle avranno bisogno di essere in qualche modo "sottomesse" da qualcuno per nutrirsi..
Solo che il "più debole" cederà molte energie all'altro, e si sentirà svuotato, ma non potrà fare a meno di continuare a comportarsi in quel modo (perchè quella sua parte ne ha bisogno) .
Si crea quindi un circolo che è difficile rompere, se non ci si accorge di essere vittime di questi drammi.. e di questa lotta per la conquista delle energie altrui.

E nel momento in cui ci accorge, si dovrà cercare in qualche modo di rompere questi legami insani.. e di correggere il tiro.
Per risolvere alla radice questi drammi, Redfield consiglia , di andare a ritroso nella propria vita, e di ricercare soprattutto nell'ambito famigliare, quali siano stati i drammi a cui si è stati sottoposti.. (dice niente?)..

Che ne pensate? vi siete mai accorti di cercare nell'altro il modo per ottenere ciò di cui (credevate) di aver bisogno e/o di essere vittima della ricerca altrui?

Altrochè Red!
Direi che nell'arco della vita li ho toccati tutti questi drammi, li ho come dire intercambiati a seconda del momento, del periodo, e delle persone con cui mi trovavo a contatto, alcuni magari solo una volta altri di più.


Curioso passando per la home ho i miei occhi hanno incrociato questo aforisma:
"Considero il mondo per quello che é: un palcoscenico dove ciascuno deve recitare la sua parte."
William Shakespeare



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