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Vecchio 13-08-2007, 16.12.23   #20
jezebelius
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Emozione, emo azione... movimento del sangue... ecco che nei casi estremi il cuore batte all'impazzata.
Sono d'accordo con Moona che la via di mezzo è quella giusta, non altrettanto nell'esternazione.
Se analizziamo tecnicamente e fisiologicamente, l'emozione per i motivi di cui sopra ci fa essere vivi, se il sangue si fermasse non potrebbe veicolare a livello fisico l'ossigeno e a altri livelli altre cose.
Se gira troppo velocemente però ossigena troppo (a livello fisico e ad altri livelli fa troppo altre cose), il che ubriaca, ci rende irrazionali che non è meglio che essere solo razionali.

Come dico sempre quando tiro fuori la storia del vino al matrimonio del mio amico (se lo avesse messo troppo costoso era perchè voleva fare il gradasso, se lo avesse messo da poco era perchè non poteva permettersi di meglio), non accontenteremo mai chi ci è di fronte se questo non vuole accontentarsi...
Quindi per quello che mi riguarda esterno ciò che serve per veicolare un messaggio poi che sia recepito o meno non sono problemi miei.

Se amo qualcuno, l'amore è ciò che conservo nel mio cuore, che illumina verso quell'essere... se questa luce la faccio uscire di colpo con gesti eclatanti (forse graditi al momento ma di breve durata) non ne rimarrà più nel mio cuore.
So che non è un concetto semplice:
se faccio uscire la fiamma da una lampada rischio o di incendiare tutto o di farla spegnere perchè lontana dall'olio... la luce deve uscire, non la fiamma... se una persona scambia la fiamma con la luce non posso per accontentarla rischiare di incendiare o rimanere al buio.

L'importante Jez è che tu provavi per l'amico qualcosa... se non te ne fregava nulla dentro, oggettivamente, allora o non è tuo amico realmente (ma anche in questo caso non è il massimo dell'umanità fregarsene) oppure devi rivedere qualcosa in te, se la tua ragazza ha percepito questo ha ragione, sei insensibile... se si è basata sulle manifestazioni esteriori non dico di fregartene, comunque le regole di convivenza ci impongono di trovare un compromesso, ma dagli meno peso interiormente.


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Originalmente inviato da moonA Visualizza messaggio
In un certo senso sì...sia per gli altri che per se stessi...cioè se l'esternazione di un'emozione sai che può far piacere all'altro perchè trattenerla o non sforzarsi di farla percepire(quindi non parlo di esternazioni esagerate)?
Non posso dire che non mi freghi nulla, questo no ma non posso neanche dire che mi freghi in maniera eccessiva; insomma ai due estremi non credo di esserci e tanto più credo di essere nel mezzo dell'esternazione( a meno che non mi stia illudendo ) ovvero della possibilità di trasmettere un messaggio,; cioè mi frega, mi interessa delle condizioni mediche o di come è andato l'intervento o anche delle condizioni psicologiche ma osservo anche l'avvicendarsi delle varie emozioni onde evitare " esplosioni" in cui la lucidità, come dice Uno, va a farsi friggere.
Come non posso dire, poi, che ad un funerale non mi frega nulla dell'amico che ha perso la madre. Sarei, in effetti, abbastanza insensibile ma è quello che mostro che è differente e cioè, agli occhi altrui, assume i connotati della insensibilità. Il pensiero, quindi in entrambi i casi, c'è sempre ma con le dovute aperture.
Da molto tempo poi, ed in questo periodo è un più accentuato, son sempre stato convinto che le cose o i comportamenti e soprattutto le azioni la cui fonte è nell'individuo e da questo mosse - ad esempio sapere di una situazione medica o anche partecipare ad un rito funebre - si dovrebbero esternare perchè questo " sente" di farlo e non invece per fare piacere che alla fine è un fare piacere a se stessi secondo me.
Per cui mi ricollego al discorso di MoonA sul " fare piacere agli altri" sul quale non mi trovo sulla stessa frequenza.
Se devo partecipare semplicemente perchè devo essere investito ( non con l'auto però.. ) come buon samaritano del piacere, a questo punto è meglio non partecipare ad alcuna manifestazione tanto si fa più male che bene( in senso molto ampio ovviamente).
Sia chiaro non sto dicendo che il mio modo di fare è giusto e quello degli altri è errato, ci mancherebbe. Semplicemente faccio una consattazione.
Sono sempre stato dell'idea che si può essere vicini alla persona, sia morta o che sta attraversando un momento particolare come quello descritto su, o anche al/ai parente/i di questa non necessariamente "mostrandosi " per quello che non si è, nello specifico col fine, appunto, di fare piacere per mostare chissa cosa, proprio perchè se di "partecip-azione" si tratta è qualcosa che rasenta, a mio modo di vedere, una sorta di comunione, un apportare un aiuto costante. Non so come spiegare ma per fare un esempio , a mio avviso, non serve a nulla, rimuginare su ciò che non è stato fatto per evitare una situazione drammatica ( ad esempio i "se" ed i "ma ") mentre un possibile aiuto può derivare dalla presa di coscienza che in quel momento si sta attraversando una situazione particolare ed agire in maniera lucida. Questo non credo si possa fare ( sentire ) in una condizione dove l'emotività ha preso le redini in mano.
Ma su questo probabilmente vado fuori discussione.
Quello che volevo dire e che Uno ha messo più o meno in evidenza è la critica che è partita ( e parte ogni volta che accade qualcosa, ad esempio la possibilità di controllare una situazione in strada, in auto, quando ci sarebbe da prendere il Crick oppure in una discussione accesa tra di noi ) nel momento in cui si verifica.
Secondo il suo punto di vista ( e non soltanto il suo nel senso che mi è capitato più volte di rimanere calmo ed osservare la cosa più che farmi trasportare dall'emozione del litigio anche con altri ma non ci riesco spesso) è come se fossi, come detto più su, " sterile " o anche troppo riflessivo. Le parole alle quali probabilmente ho dato peso sono state " Non sei te stesso "!
Il problema a questo punto: Sono me stesso " solo " se mostro/esterno una emozione che in un certo senso deve esplodere o " sono " me stesso anche in maniera differente?
Chi è che esterna? Sono veramente me stesso quando " esplodo" ? ( mi pare di no, per fornire almeno una risposta ).
In questo caso, come nel caso della critica scaturita dalla condizione per l'amico, non faccio altro che osservare.
E' anche vero che ho preso in considerazione la possibilità che pure questa sia una " reazione", una specie di fuga dal problema ma quello che poi ho fatto, alcune volte come risposta, mi ha dato ragione sul mantenere la lucidità in una condizione particolarmente emotiva.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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