Discussione: I giri di c
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Vecchio 31-03-2011, 19.05.25   #1
dafne
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Predefinito I giri di c

Attenzione: post logorroico a contenuto fortemente emotivo. Tenere lontano da sintetici e cinici.

capitolo 1 (hihihi)

Oggi mi sono presa un'incazzatura come da tempo non capitava. Nel culmine della rabbia in un momento di indecisione invece di far fuori qualcosa (o qualcuno) ho messo le scarpe, preso le chiavi e sono uscita fuori.

Sono uscita decisa a non tornare mai più indietro, senza la minima idea di dove stavo andando o cosa avrei fatto capivo solo "andare" e "prati verdi o boschi". Ho seguito la strada che mi dava l'impressione portasse in mezzo a un pò di verde e mentre macinavo passi su passi mi sento dire che no, non sono una madre, non lo sarei mai dovuta diventare e che mai riuscirò a farlo, ho sbagliato tutto...pian piano però passo dalla rabbia cieca al pianto al singhiozzo al sospiro...mi calmo un pò, spengo il cellulare.

Avevo una feroce necessità di verde, di quiete, di silenzio. Naturalmente in mezzo a strade trafficate e svincoli di statali Ho iniziato ad avere anche un pò paura per tutto quel traffico che sfrecciava e per un paio di volte ho pensato di tornare indietro ma in un punto in cui ho attraversato un campo e non avevo idea di dove fossi mi son sentita immensamente libera. Fino al fischio del camion che mi ha fatto il pelo per entrare nella statale.. vabbeh, continuo a camminare, in un sottopasso trovo un sassetto piatto e tondo, molto tondo per esser così lontano dal lago e me lo prendo. Lo tengo in mano quasi fosse il talismano nero del mio sogno.

Cammina e cammina alla fine mi accorgo che no, la strada la conosco, addio viaggi di libertà verso luoghi sconosciuti (con un parziale rasserenamento di quella parte di me che ragionevolmente si preoccupa sempre del percorso inverso..). MI scappa da ridere ho proprio un senso comico della mia esistenza, mi sono portata sulla strada del canile, il che per una che ha paura dei cani è come un vaaquelpaese molto elegante.

Mentre proseguo verso il canile la strada diventa finalmente sterrata, ci sono alberi e alberelli e pensando ai cani mi procuro un grosso pezzo di ramo da usare come bastone.

Adesso mi sento meglio, c'è il sole e l'aria fresca a far vento leggero, mi piace. Mentre osservo le piante scopro di avere il desiderio di trovare una grande pianta come rifugio come facevo anni fà quando abitavo tra le risaie. Una quercia enorme lungo una stradina di campagna presso la quale mi fermavo sempre, ci parlavo, e questa pure mi rispondeva... forse un rovere più che una quercia ma bon, tant'è, ero all'inizio del mio scoprire il mondo misterico se mi avessero chiesto cosa diamine stavo facendo non avrei saputo dare risposta.
Non che adesso..

Comunque la fuga si trasforma in ricerca, arrivo al canile e scopro con immensa gioia che i cani si possono far passeggiare solo il fine settimana, volto i tacchi e mi avvio per la strada inversa scrutando qualsasi albero alla ricerca di un posto che possa diventare il mio punto zero.

Ulivi, faggi, betulle...pini e persino cipressi ma quercie..niet.

Mi infilo per una stradina e passo davanti a un'azienda agricola, bastone in mano e sasso nell'altra mentre cammino sull'erba mi sento come se non ci fosse che quello.

Ci sono due trattori in movimento e mi fermo a pensare ai contadini, ho spesso incontrato gente che li snobbava ma a me è sempre sembrato un lavoro difficile, ho sempre visto visi e mani segnate nonostante le macchine diano oggi un contributo non da poco.
Guardo quell'enorme casa e i campi che la circondano e mi vien voglia di scendere a chiedere se han bisogno di una bracciante, magari per gli animali (facendo rabbrividire la signorina che è in me..ahah)
Poi l'occhio amorevole mi si posa su due setter fulvi in arrivo a velocità accellerata e decido che per la fattoria ho tempo, passerò più avanti...

Mentre cammino verso casa, ho rinunciato definitivamente alla fuga, mi sento come mia nonna con quel bastone in mano e il giubbino in vita.
Lei si che era una capretta, aveva 80 anni fatti e noi che ne avevamo 10 faticavamo a inerpicarci sui pezzi di bosco dove lei andava a cercare i suoi amatissimi porcini.
Una madre perforza, una donna che aveva delle ambizioni e che era finita si col farmacista del paese ma del paesetto e in più con 6 figli di cui, purtroppo, ben 5 femmine. Femmine in cambio delle quali avrebbe volentirei preferito dei conigli

Osservo mentalmente la catena familiare in linea femminile, mi sento molto maschiaccio con quel bastone in mano e quell'andatura da alta montagna.
Ma non lo sono, non sono un uomo.

Mentre ci penso passo davanti a un altro enorme campo fiorito e la tentazione di saltarci dentro e buttarmi per terra è fortissima. Mi piace questo posto silenzioso, verde, senza traffico. Mio malgrado scoppio a ridere perchè nella testa compare la figura di una piccola Heidi che ci posso fare...
Una piccola Heidi ero, adesso Heidi è cresciuta e reclama la sua parte di soddisfazione. Mi soffermo su questo pensiero. Mi piace il legno che ho in mano e mi piace toccare gli alberi e stare in mezzo al verde ma qualcosa in me oppone resistenza. Sarà la Signorina Rottermaier?
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