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Vecchio 05-10-2008, 12.51.12   #1
Astral
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Commenti all'articolo Maggiorenni: fino a quando è obbligatorio mantenerli?


L'argomento è spinoso, e credo che riguarda molti di noi. In ogni caso oggi giorno è sempre più difficile costruirsi un indipendenza, poichè i lavori sono piuttosto precari.

E' già molto triste che uno deve lavorare, e non vuole lavorare, nel senso che non viene visto il ragazzo (ma anche l'uomo perchè no) nell'ottica delle sue potenzialità ma soltanto come una macchina che deve produrre, c'è questo e devi fare questo.
Questo sicuramente a livello psicologico è piuttosto pesante (fare qualcosa che non ti piace o che non sei portato), ma se c'è un ottimo stipendio che entra ( per ottimo intendo che puoi pagarti l'affitto e mangiarci) allora la motivazione economica può compensare la scarsa motivazione sul tipo di lavoro.

Cosa succede però: molto spesso oltre a fare lavori in cui non si è portati o semplicemente non ci piacciono, vi sono degli stipendi in adeguati alla vita. A quel punto la frustazione deriva dal fatto che con 500-600 euro al mese puoi contribuire alle bollette di casa, a pagarti le spese auto, a stipendiarti cibo e vestiario, ma non sicuramente ad andartene di casa o pagare l'affitto.

Poi diciamo anche che i single sono ancora più svantaggiati, perchè chi vuole costruirsi una famiglia ed ha un compagno/a, può con due stipendi e infiniti sacrifici riuscire a pagarsi un affitto.
Chi per scelta, ( o perchè semplicemente non trova nessuno(a) è single, di certo non può lasciare la casa, con uno stipendio ridotto, a meno che non va a vivere con un gruppetto di amici, che sempre meglio che vivere in famiglia, ma ha anche i suoi contro.

C'è da dire però leggendo l'articolo che non condivido il fatto di vedere se un figlio produce o meno con la scusa dell'università. C'è anche chi non studia, ma comunque lavora già e sostiene la famiglia. Credo piuttosto che si veda anche da altri fattori. Il figlio che rimane a casa comunque dovrebbe contribuire con le commisioni, con lavarsi la roba propria, cucinare.

Non sono daccordo neanche ad accettare i lavori che ci sono: è una frase piuttosto relativa, poichè alla fine per esempio lavorare in un call center, può essere considerato un lavoro, ma spesso è poco "etico", oltre al fatto che con guadagni scarsi.

La soluzione a mio avviso sta nello scegliere il lavoro ideale che fa per te, e non smettere di crederci, ma nello stesso tempo conoscere un mestiere che ti serve per mantenertelo, poi potrebbe darsi che quel mestiere diventi qualcosa più serio, come può darsi che invece rimanga qualcosa di precario, ma la motivazione di continuare a studiare o a lavorare per qualcosa che fa per te, può essere un ottima idea.

La differenza tra la precedente e questa generazione è principalemente che prima c'erano meno esigenze ed il lavoro veniva inquadrato come fonte materiale e di guadagno, non importa come, non importa quale, basta che mi consente di formarmi una famiglia.

Oggi giorno a mio avviso questo non basta: c'è chi la famiglia non la vuole, ed è subentrato anche il non indifferente aspetto emotivo del lavoro. Di gente insoddisfatta di ciò che fa se ne vede tanta, ed i risultati poi non si vedono solo su di lui.
Ma i ragazzi non devono pensare che soltanto certi lavori possono soddisfare: per alcuni può essere semplicemente pulire le strade e fare lo spazzino, ma se è una cosa che fai volentieri ed è ben retribuita, ci si è costruiti un posto.

L'alternativa per i genitori che vogliono che i figli escano presto di casa, invece di buttare i soldi all'università, potrebbero fargli fare qualche esperienza all'estero, per rendersi conto della differenza.
Qui ad esempio un cameriere spesso è precario ed è pagato uno schifo, mentre in Inghilterra lo stesso lavoro cosi semplice, viene spesso pagato molto meglio.
Se uno poi è proprio motivato a trovare il proprio lavoro ideale, deve anche correre il Rischio di uscire dal proprio ambiente, e questo significa anche di andare via per un periodo di casa. Operazione che però va pianificata con attenzione.

Poi tralascio il discorso dei genitori che vogliono che i figli rimangono a casa

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