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Vecchio 16-01-2009, 02.41.07   #25
jezebelius
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Originalmente inviato da filoumenanike Visualizza messaggio
il bigotto è proprio colui che dà forza alla chiesa che si fonda su persone che ciecamente lo guidano e lui si affida e affida le sue scelte alla chiesa pensando di affidarle a dio, il bigotto è colui che non ragiona,

per formare una vera unità cristiana avremmo bisogno di meno bigotti e di più persone pensanti
Il problema del ragionare ( saperlo fare, a mio avviso ) non è un problema da poco e non può essere risolto in poco tempo.
Il fatto di riuscire a vedere oltre il giardino di casa è, credo data la struttura di un singolo individuo, una cosa che si possono permettere in tanti, però c'è sempre qualcosa che limita qualcuno.
Da ciò bisogna decidere se si vuole rimanere nel giardino o uscire fuori, nel senso di assecondare quella sete di ricerca e conoscenza in altro modo.

Detto questo,fino ad un certo livello sono del parere che va bene quel modo di ragionare, intendere o anche farsi trascinare e quindi va bene che si stia - tanto per fare un esempio generico - all'interno delle fila della Chiesa.
Ci sono percorsi e percorsi. Ad ognuno il suo.
Quello che un po tutti stanno cercando di dire è che nessuno tiene nessuno e dunque ci si può - solo se lo si vuole - muovere tranquillamente, uscire, entrare nuovamente in quella schiera di persone che segue determinati precetti o anche cercare un percorso parallelo o addirittura non fare nulla; o perfino credere di fare tutto questo!

Ora, il punto al quale voglio arrivare è: Se il bigotto è colui che non ragiona, secondo Filo - mentre invece per formare quella unità di cui parla si abbisogna di persone che pensano, si presume con la propria testa - come la mettiamo con coloro che se pure animati da un certo tipo di intelletto continuano a rimanere fermi sulle proprie posizioni talvolta consolidate, pure formate da personali convincimenti perché no - anzi questi potrebbero proprio essere una molla che spinge in una “ nuova “ direzione - senza cercare un modo di guardare oltre quel giardino, talvolta di uscirne; per questo “ usare” e non farsi usare - vuoi per eccesso di cercare risposte a domande, comportamento più che giusto secondo me ma spesso rigido; vuoi per differenziarsi da quella corrente ecclesiale - da quello stesso intelletto che li anima?
Come, invece, dovrebbe comportarsi, una persona che si presume voglia " ragionare " e “pensare” con la propria testa?
Esiste un obbligo, se vogliamo, di questa verso se stessa e poi verso la comunità in funzione e previsione di una vera unità?

Insomma, in definitiva, secondo me, non usare quella forza intellettiva per spingersi un po oltre è un peccato e significa “ semplicemente” da un lato un non voler essere compresi in una categoria che si rifugge, ed affermare dall’altro, di essere meglio ( credendo di pensarla diversamente ) nonché elevarsi da quegli stessi precetti. Un po fare quel che si vuole senza nessuna “ regola “.
Finisco dicendo che cercare almeno di vedere l'incongruenza potrebbe essere un inizio e che chi " ragiona" ha un dovere farlo sempre al meglio, cercando al tempo stesso di destituire quelle certezze di quel potere che noi stessi abbiamo ad esse attribuito.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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