Discussione: tentativi
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Vecchio 28-02-2009, 12.32.22   #1
dafne
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Predefinito tentativi

Oramai appurato che per tentare di risolvere i conflitti in casa devo andar per tentativi...
Posto quest'esperienza di oggi perchè credo sia capitato qualcosa di positivo, qualcosa però che ancora non ho metabolizzato in pieno e se lo scrivo e ne lascio traccia magari domani mi sarà più chiaro...o fra un mese chi lo sà...magari anche con il vostro aiuto da osservatori neutrali.

Bene, mi chiamano da scuola oggi, il piccolo si è messo a fare Buuu durante una recita e poi messo in castigo si è messo a fare il cagnolino riproponendo tutte quelle dinamiche disastrose per cui era stato richiesto l'intervento dello psicologo un paio di anni fà più o menio.

Mentre facevo la strada a piedi ero arrabbiata, frustrata, pensavo a che svalangata di parolacce potevo dire alle maestre che non sanno fare il loro lavoro ( ma neanche nel durante ci credevo molto...) a cosa fare con stò bambino, come prenderlo, che dirgli.

Arrivo a scuola e all'istante il coraggio per arrabbiarmi svanisce (tadàn...ma questo lo vedo solo ora) resto li ad ascoltare le maestre vergognandomi un pò e sentendomi incredibilmente fuori posto mentre il piccolo in un angolo continuava a fare il cane.

Poi qualcosa è scattato, mentre una delle maestre parlava con me l'altra parlava a lui dicendogli cose anche molto intelligenti tipo "dai che non sei un cagnolino, lo sappiamo che sei bravo, che sei intelligente. Basta chiedere scusa, chiedi scusa e tutto si sistema, e la smetti.. la smetti di fare..."

Qualcosa in me si è messo a gridare "basssta, basta parole, basta discorsi, basta basta lasciami stare.."

Non so per quale miracolo ma un altro qualcosa mi ha dato un calcio nel sedere, ha usato quel basta per farmi tirare fuori le p.. ..insomma, quelle che biologicamente non dovrei avere e ho tirato vicino a me la maestra facendogli segno di no. Cosa che non ha gradito molto ma è rimasta anche lei sorpresa e non ha protestato.

A quel punto ho iniziato a improvvisare, ho visto che mio figlio non assecondava il mio invito ad alzarsi e ho sentito anche qualcosa in me che stava silenziosamente disperandosi. Non potevo gestire il tutto e d'istinto ho chiesto alle maestre di uscire dallo stanzino.

Uscite loro ho lasciato che le cose andassero e dopo qualche secondo mio figlio mi è venuto vicino. Mi è venuto in braccio e li, ho un pò di vergogna ad ammetterlo, mi sono scappate un paio di lacrime.

Non ho pensato a cosa fosse giusto, etico, psicologicamente corretto gli ho solo detto che mi spiaceva, me lo sono abbracciato e più per me che per lui florse ma l'ho ripetuto e gli devo anche aver detto qualcosa tipo che era colpa mia che non ero riuscita ad insegnargli bene come fare.

Sisi lo so i genitori non devono essere amici, devono essere autorevoli, mantenere un ruolo ma di fatto quel ruolo in casa mia è sconosciuto e non ho fatto altro, credo, in modo inconsapevole di accettare il fatto che siamo tre ragazzini allo sbando e che l'unico modo per venirne fuori è intanto smettere di litigar fra noi impedendo a questa barca che è la nostra famiglia di continuare ad imbarcare l'acqua a causa delle oscillazioni.

Sono riuscita a farmi raccontare che non ne aveva voglia di vedere la recita in palestra, gli ho detto che non si può sempre fare quello che vogliamo (com'è suonata sterile persino alle mie orecchie questa frase..) gli ho raccontato di come, quand'ero piccola fossi molto strabica e di come venissi fortemente presa in giro per questo e di quanto mi facesse male. Il suo buuu aveva avuto probabilmente lo stesso effetto su quei bambini che stavano recitando. Per questo meritava una punizione.

Lì ho smesso di spiegare
Gli ho chiesto se voleva venire a casa. Mi ha detto si così vado a letto. In castigo.
Consapevole di aver sbagliato quindi, mi ha persino chiesto il castigo.

Ma questo ha fatto suonare un campanello d'allarme, troppo simile alla dinamica di cui avevo parlato giusto giovedi col mio consulente.
In modo molto annebbiato, sempre più per improvvisazione, intuito che per consapevolezza vera e propria gli ho detto no, che non l'avrei messo a letto.
Gioco al computer? mi dice (stupito)
No, neanche, ma non ti metto in castigo-gli dico-se vuoi andiamo e lo decidiamo poi.

Credo di aver realizzato in quel momento che la vergogna per quello che aveva fatto lo portava a chiedermi un castigo, si, ma anche una rapida risoluzione allo scontro.

Ho pensato che comunque sarebbe stato meglio se fosse rimasto a scuola, gliel'ho proposto, gli ho detto che ci avrei pensato io a parlare, da sola, con le maestre (un altro bambino aveva fatto ugulamente buu) che non era successo nulla di irrimediabile, che poteva tornare di la e ricominciare.

In un certo senso mi sono resa conto che la punizione forte non avrebbe fatto altro che far marciare l'ingranaggio mentre a noi serviva di fermarlo,anche solo un momento.
Per sapere che la giostra può stare ferma deve essere fermata, o rallentata molto, almeno per un piccolo momento.

Anche con le maestre poi, ho improvvisato raccontando di un presunto esperimento che abbiamo in corso io e lo psicomotricista (bugia, mea culpa, ma io di mio non ho alcun adito...perciò..),il piccolo ha deciso di rimanere a scuola (e meno male che la chioccia s'è distratta un momento)anche se non voleva chieder scusa.
Non ho insistito, gli ho detto però che doveva comportarsi da uomo, essere forte e non rimettersi a fare il cane.
Ha fatto un pò sorridere anche me dentro a dirgli di essere uomo ma così, forse, ho associato al cagnolino un immagine di debolezza mentre lui è forte, abbastanza forte da riuscire a controllarsi. (e non a imporsi sugli altri)

Gli ho detto che doveva esser forte e tranquillo che fatta una volta, riuscire a controllarsi, le altre sarebbero state più semplici.

L'ho visto andare in classe, volevo portarlo a casa ma non avrei risolto niente, so anche che probabilemnte mezz'ora dopo si sarebbe ritrovato allo stesso bivio magari rifacendo il cagnolino ma alameno un momento di stacco lo ha vissuto.

Tornando a casa con gli occhi lacrimanti mi ripetevo che era così, che tutti cerchiamo una seconda occasione ma che è molto molto difficile averla perchè il primo errore rimane sempre li (figuriamoci se poi sono molti) e che solo i bambini riescon a ripartire davvero da zero.

Pensavo a questo e a qunto mi sono sentita male in quella stanzetta e al fatto...che mi stavo piangendo addosso.. ....e all'improvviso mi sono resa conto di che gigantesco miracolo stò chiedendo a mio figlio. Siamo incapaci di mediare con le nostre emozioni. Abbiamo imparato a reprimerle o a farle esplodere ma non a rielaborarle, a mediarle a trasformarle che dir si voglia.

Non riusciamo a mediare noi perchè mai dovrebbe esserne capace lui?!

La cosa mi ha fatto stare malissimo e allo stesso tempo mi ha fatto capire che per quanto gli sia stata dietro li ho abbandonati nella stessa misura in cui i miei hanno abbandonato me, tranne per qualche miracoloso sprazzo di presenza che ho avuto con loro, cosa che mi ha permesso oggi di riuscire ancora a relazionarmi con lui i miei bambini devono essersi sentiti pesi a carico esattamente come mi sono sentita io.

Non so che nome abbia quel meccanismo per cui hai bisogno di attenzione ma allo stesso tempo te ne vuoi liberare. Attaccamento forse...Si stà sull'orlo del baratro volendo fare il salto per essere autonomi ma non ci si sente sicuri perchè non si è avuto in dote la sicurezza di potercela fare.
Stai li sull'orlo continuando a ondeggiare tra la ricerca di quella sicurezza (famiglia) che per funzionalità ti viene negata e la voglia di andare.
Dall'altra parte c'è bisogno di quell'ondeggiare e quindi si mescola poca attenzione con la minaccia di abbandonarti, lasciarti, senza però farlo mai davvero.

Chi vuol liberarsi si logora nel non saper che accadrà e ad un certo puinto la frustrazione è tale da scatenare la lite, la provocazione, pur di spezzare quel cordone ma a quel punto dall'altra parte la presa si allenta un pò (per entrambi il rapporto, seppur malato, è necessario) si dà attenzione e chi ha provocato a quel punto questi intravede in lontananza la possibilità di avere quello che cerca e allenta a sua volta...portando l'altra parte, oramai tranquilla ,a rimettere in tensione la corda.

Portare a casa il mio cucciolo oggi era esattamente questo, mi hai provocato, ho ceduto, poi però una volta a casa, rassicurata vedo che hai sbagliato non ti ho punito e via dicendo.

Non so quanto ho fatto bene e quanto ho fatto male ma ho fatto, e già questo è un inizio.

Posso infastidirmi quanto mi pare ma far impazzire le maestre altro non è che un modo indiretto per arrivare a me

Un ultima piccola riflessione, sono molto stanca, questa guerra psichica mi esaurisce...e poi mi stupisco se a scuola sono stufi stanchi e non han voglia di fare...c'era una discussione su come il corpo reagisce se usiamo troppa energia psichica vero? C'era un qualcosa anche legato al bisogno di camminare studiando...

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