Discussione: Ricordi fetali
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Vecchio 08-07-2009, 13.28.38   #14
luke
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Originalmente inviato da Edera Visualizza messaggio
'Due mie pazienti soffrivano di depressione perenne. Queste donne non erano state volute dalle proprie madri, entrambe depresse nei mesi di gravidanza. Le loro alterazione fisiologiche potrebbero aver suscitato cambiamenti analoghi nella fisiologia fetale, lasciando ai bambini tendenze depressive (tendenza a interiorizzare, introspezione, variabilità dell'umore).
Queste due donne ormai adulte dicono a loro stesse :
< Non ci proverò più. Non ho speranza, sono finita>
Questi pensieri sono rappresentazioni verbali dell'emozione e delle sensazione registrate in profondità nell'encefalo. Sono le estreme conseguenze o il riflesso di quei primi eventi.
Il semplice fatto che una madre beva facendo sbronzare il cervello del suo feto crea in esso disorientamento e confusione che probabilmente rimangono impressi in modo fisiologico. Non c'è niente che il feto possa fare è costretto a tollerarla come è costretto a tollerare qualsiasi altra sensazione di sofferenza senza avere le capacità di elaborarla.

Più avanti con l'età un partner che ci lascia può dare fuoco alle polveri. La reazione potrebbe essere quella di un disfattismo totale <Non posso farci nulla> Da qui l'eventuale maturazione di propositi suicidi. Il peso predominante di questo risiede in un trauma preverbale che ha avuto origine nel tronco encefalico. Senza la spinta di questa antica sensazione saremmo profondamente infelici ma senza inclinazioni suicide. Perchè una reazione così drastica? La ragione potrebbe trovarsi in una esperienza catastrofica avuta nell'utero: strangolati dal cordone ombelicale la morte sembrava l'unica soluzione per porre fine all'agonia. Quindi la morte come soluzione è un imprinting che può essere aggravato da periodi di trascuratezza subiti. Ora quando il nostro partner ci lascia l'antico ricordo si fa risentire imperiosamente.
La paura di essere abbandonati non può essere trasmessa alla corteccia prefrontale a causa della sofferenza in esso implicito e del sistema di sbarramento che l'ha bloccata. Così non avendo più accesso alla nostra storia siamo costretti a pensare che le ragioni dei nostri stato d'animo profondi si trovino nel presente.'



Ora posso dire una cosa?
Questo libro mi ha spiegato tanti meccanismi ma a sembra abbastanza disfattista nel senso che come unica soluzione ai nostri mali propone la primal therapy, una terapia che fanno in California dove ti fanno rivivere i traumi nascosti nel cervello, liberandolo dal circuito vizioso della sofferenza.
Niente a che vedere con l'ipnosi regressiva e cose simili, tra l'altro l'autore definisce questi ricordi di vite passate come uno stato patologico e basta.
Lo scopo della terapia è riavvolgere il nastro e percorrere la strada a ritroso fino alla vita intrauterina.
Io credo possa essere senza dubbio utile ma credo anche che fissarsi in quest'ottica sia abbastanza riduttivo e in qualche modo bloccante. Il passato è passato, tutti come diceva Ray bene o male hanno vissuto della sofferenza nel periodo critico. Siamo quindi in un mondo di malati? Forse.
Ma a me piace trovare la forza e la speranza nel presente e accettare quello che sono così come è venuto.
Effettivamente sembra un pò estremo come scenario, forse proprio perchè funzionale alla terapia suggerita....
Da quello che dice l'autore sembra che a tre/quattro anni il nosro destino sia già irrimediabilmente segnato.

Ora io anche penso che la mancanza di affetto o la non-manifestazione dello stesso da parte dei genitori possa comportare danni piuttosto seri a livello sopratutto di relazioni interpersonali, però (spero) che la cosa possa avere un rimedio anche senza andare in California a seguire quell'unica terapia.
Anche perchè se uno non ha ricevuto l'affetto nel modo giusto cosa fà se dovesse avere un figlio? NOn è in grado di trasmettergli affetto e quindi crea un altro inibito a livello affettivo e questo a sua volta, se mai avrà un figlio, ne creerà un altro e così via, in una catena ereditaria ininterrotta di inibiti affettivi a rischio depressione o ansia cronica?
Ci deve pur essere qualche cosa in grado di interrompere la sequenza, qualche variabile che può far variare il corso degli eventi.
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