Discussione: I rapporti e lo spazio
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Vecchio 17-01-2011, 23.01.38   #8
stella
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Originalmente inviato da dafne Visualizza messaggio
Vedo fermo qualcosa che si muove e mosso qualcosa che è fermo.

Nello specifico il cielo sembra muoversi ma è fermo mentre a muoversi siamo noi che ci crediamo fermi.

Gli altri non possono farci da riferimento perchè come le costellazioni ci paiono mobili, ma non lo sono (Pino è sempre Pino) perchè li osserviamo mentre siamo in movimento. In movimento all'interno di noi stessi anche se il nostro oscillare potrebbe avere un suo percorso così ciclico e preciso da sembrarci fermo. La meccanicità credo, il passare sempre per gli stessi schemi, le stesse reazionii, come le stagioni....
Mi sono fatta una mia idea. Noi siamo fermi nella misura in cui siamo coerenti in noi stessi, e ciò può essere negativo o positivo, perchè cristallizzarci su certe posizioni non ci aiuta a evolverci, ma è lo spirito che ci mettiamo che deve essere fermo, mentre dobbiamo muoverci.
In realtà ovunque dove c'è vita c'è movimento, niente è fermo, ma il nostro tempo è più breve rispetto a quello del cielo che sembra fermo, è solo una questione di relatività.
Quando stai seduta in un treno alla stazione e il treno del binario accanto si muove, sembra che sia il nostro treno che si muove mentre l'altro è fermo. Quindi il nostro universo in un certo senso è dentro noi stessi e rapportiamo tutto a noi, alle nostre misure e alle nostre percezioni.

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Originalmente inviato da dafne Visualizza messaggio
Anche nel guardarci capita questa cosa? Quali sono le pati di noi che consideriamo mobili? E lo sono davvero?
Quando mi guardo che vedo? Le abitudini, il carattere, le manie...il mio cielo che mi pare mobile ma se non lo fosse? Se fosse fermo e si muovesse qualcos'altro?

Quando mi rapporto con gli altri so che se provo fastidio per qualcosa questo è probabile che sia in me in modo sotterraneo.
Di fatto ognuno degli altri potrebbe rappresentare una parte di noi. Lavoro da tempo sul riuscire a scindere le mie opinioni da quelle degli altri e mi urta non poco l'idea di doverle poi cedere al gruppo.
Io divento io ma lo divento per poi non esserlo più perchè quell'io è anche parte di altro, non mi appartiene per niente. Non è una variabile fissa.

Che cosa diamine è un rapporto? Perchè ci rapportiamo agli altri così come la capacità termica è un rapporto o il pigreco o qualsiasi altra formula. Diventa io fratto qualcun'altro? Ok la stò tirando per i capelli ma mi sfugge troppissimo, è tardi e sono irritabile
Io non credo che in noi qualche parte è molbile e qualche altra no, penso che ogni cosa è collegata alle altre perchè, anche ammesso che sia una parte di noi ad agire e un'altra no, in realtà la nostra azione è la somma di ciò che siamo e pensiamo in quella situazione.

Un rapporto umano non credo si possa misurare con le formule geometriche o la trigonometria, perchè è più complesso e comporta sentimenti ed emozioni, anche se certe volte si può raffiguarare in schemi e disegni.
Uno psicologo che ho conosciuto usava il sistema di far disegnare i rapporti, ogni persona della propria cerchia affettiva con un cerchietto, e posizionando i cerchietti più vicini o più lontani da sè, o intersecanti tra loro o collegati in vari modi, si riusciva a figuarasi in che misura si vivono i rapporti, ma basato sempre sulla sensibilità di chi li vive e ne è coinvolto.

Un rapporto umano lo potrei definire come un contatto, che può essere fisico o mentale, contatto che comporta pulsioni positive o negative, diverse forze che agiscono, più le persone si trovano in sintonia più il rapporto tra loro funziona.... ma da qui a trovare una formula, o una specie di pi greco, ne passa, perchè ognuno è diverso dall'altro, quindi i rapporti sono sempre diversi.
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