Discussione: Imitato e imitatore
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Vecchio 16-09-2007, 11.46.35   #6
Uno
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Abbiamo visto che per riuscire bene un'imitazione, l'imitante deve accentuare, marcare, la caratteristiche che rendono l'imitato unico.
Questo crea due problemi: primo riconoscere queste caratteristiche invece che evidenziarne altre, secondo non "farsi fregare" da altri imitatori.
Il primo punto è chiaro credo, il secondo penso sia meglio esemplificarlo: sono sicuro che pensando a Mike Bongiorno viene spontaneo pensare a "alegria" ma anche a quel risucchio e quel "heh" (scritto non so come). Quel risucchio se non erro fu un'invenzione del recentemente scomparso Sabani, rendeva talmente evidente il Mike nazionale che tutti gli imitatori in seguito lo hanno inserito nel modello Mike.
Ora stiamo parlando di una persona vivente... eppure è facile associare mentalmente il Bongiorno a queste particolarità che in realtà non sono ciò che fanno di Mike un'unicità da tutti conosciuta.
Questo è il grande scoglio, imitare il reale e non l'imitato... che nel caso più alto (Imitatio Christi) si concretizza bene nella definizione, imitazione di Cristo, non di Gesù.
Come accennato da Ray, imitare non è copiare, imitare è saper riconoscere ciò che è prima della forma e concretizzarlo in una maniera individuale. Questo è ciò che facciamo già con la nostra esistenza no? Noi siamo già l'imitazione dell'uomo... un passo avanti sarebbe l'imitazione di Cristo....
Il discorso non è finito ma voglio lasciarvi spazio, non voglio soffocarlo
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