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Vecchio 29-11-2008, 14.33.30   #23
Uno
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Portiamo avanti il discorso, vorrei iniziare a prendere dei punti
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Originalmente inviato da nikelise Visualizza messaggio
Io credo che sia come e' sempre stato e che societa' non significa cordialita' fiducia ecc. nell'estraneo che era e rimane tale.
Come un tempo si diffidava dello straniero e dello sconosciuto cosi' e' oggi .
Vero e' pero' che nell'antichita' l'ospite era '' festeggiato '' perche' inviato dagli dei .
Ma oggi si e' perso tutto o quasi .
Solo nei piccoli paesi del sud rimane ancora una maggiore solidarieta' ma solo perche' ci si conosce di piu' o meglio
Nei paesi del sud non è diversa la cordialità, è il clima diverso, si sta più fuori (o si stava, ma in ogni caso le procedure comportamentali sono memorizzate in tal senso) e quindi è più facile interagire con altre persone, quando invece si deve stare in casa tanto per il freddo, dentro una casa in linea di massima entra solo chi conosce già i padroni di casa.
Una volta l'ospite era festeggiato perchè portava notizie di altri paesi, magari di persone conosciute... anche senza posta poteva portare saluti ed altro. Un viaggiatore portava conoscenze ed usi e costumi diversi che potevano venire accettati e riutilizzati se ritenuti interessanti. Il viaggiatore si adattava ai luoghi che visitava, anzi curioso scopriva ed esplorava.
Oggi per una serie di cose non si parla più di viaggiatori, si parla di spostamenti di intere popolazioni, che rimangono ancora ai loro usi e costumi perchè forti del numero e non imparano nulla di nuovo e non insegnano nulla di nuovo. Si mescolano le persone ma non le anime.

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Originalmente inviato da Astral Visualizza messaggio
In ogni caso pongo la domanda al contrario, perchè invece per fare qualcosa di cattivo, non ci pensiamo due volte, e non ci frega poi più di tanto se la società ci frena?
Non è vero che non ci frega, ma il freno lo sentiamo proporzionalmente a quanto abbiamo da perdere comportandoci in un certo modo. Al nomade (senza razzismi, dico oggettivamente le cose come stanno) interessa poco se combina qualcosa di grosso ed è costretto a cambiare città, è normale per lui cambiare città.
Una persona che si è comprata una casa con sacrifici, che ha una famiglia etc... ammesso che di indole sia un criminale ci pensa comunque due volte prima di combinarne una, non è che può trasferirsi e scappare tanto facilmente.
Inoltre se una persona ha un posto rispettabile in una società non vuole perderlo. Poi potremmo discutere che questi "rispettabili" cercano e trovano il modo di compiere nefandezze che però non intacchino il loro posto sociale, per esempio in politica, ma pure nel commercio con Srl e simili etc etc

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Originalmente inviato da gibbi Visualizza messaggio
Credo che non si tratta di "essere buoni" , il problema è quello di esternare , mostrare , applicare la bontà e tutte le altre buone cose quali solidarietà gentilezza e disponibilità che , a mio avviso , ancora portiamo dentro , ma che per profonda diffidenza che si è inserita in noi come un tarlo, non esterniamo , non lasciamo più uscire , le sentiamo ma ci troviamo a comprimerle . Soffriamo di questa obbligata diffidenza perchè fidarsi degli altri è sentimento piacevole caldo e confortevole e ci manca .
La società così com'è diventata ci obbliga ad essere guardinghi e sospettosi e restii a concedere fiducia al prossimo , ma non si tratta di normale diffidenza ( l'invito alla prudenza c'è sempre stato ) , è una diffidenza quasi patologica che ci porta a vedere tutte le altre persone come nemici dai quali è doveroso difendersi pena guai e fastidi ( per nulla immaginari) e la cerchia degli esclusi da questo atteggiamento è sempre più ristretta , non va oltre il giro delle conoscenze (fidate) degli amici e dei parenti.
E' vero, in tutti noi c'è del buono e del cattivo, il problema è ciò che siamo in grado di tirare fuori, ciò che siamo in grado di nascondere, ciò che siamo n grado di trasformare etc...
Il discorso verteva appunto sul fatto che la società, per come è strutturata, ci permette e/o aiuta almeno a tirare fuori (sarebbe meglio trasformare, ma mi accontenterei) il buono che c'è in noi... o addirittura l'ostacola?
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