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Vecchio 29-11-2008, 15.02.04   #24
nikelise
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Portiamo avanti il discorso, vorrei iniziare a prendere dei punti


Nei paesi del sud non è diversa la cordialità, è il clima diverso, si sta più fuori (o si stava, ma in ogni caso le procedure comportamentali sono memorizzate in tal senso) e quindi è più facile interagire con altre persone, quando invece si deve stare in casa tanto per il freddo, dentro una casa in linea di massima entra solo chi conosce già i padroni di casa.
Una volta l'ospite era festeggiato perchè portava notizie di altri paesi, magari di persone conosciute... anche senza posta poteva portare saluti ed altro. Un viaggiatore portava conoscenze ed usi e costumi diversi che potevano venire accettati e riutilizzati se ritenuti interessanti. Il viaggiatore si adattava ai luoghi che visitava, anzi curioso scopriva ed esplorava.
Oggi per una serie di cose non si parla più di viaggiatori, si parla di spostamenti di intere popolazioni, che rimangono ancora ai loro usi e costumi perchè forti del numero e non imparano nulla di nuovo e non insegnano nulla di nuovo. Si mescolano le persone ma non le anime.



Non è vero che non ci frega, ma il freno lo sentiamo proporzionalmente a quanto abbiamo da perdere comportandoci in un certo modo. Al nomade (senza razzismi, dico oggettivamente le cose come stanno) interessa poco se combina qualcosa di grosso ed è costretto a cambiare città, è normale per lui cambiare città.
Una persona che si è comprata una casa con sacrifici, che ha una famiglia etc... ammesso che di indole sia un criminale ci pensa comunque due volte prima di combinarne una, non è che può trasferirsi e scappare tanto facilmente.
Inoltre se una persona ha un posto rispettabile in una società non vuole perderlo. Poi potremmo discutere che questi "rispettabili" cercano e trovano il modo di compiere nefandezze che però non intacchino il loro posto sociale, per esempio in politica, ma pure nel commercio con Srl e simili etc etc



E' vero, in tutti noi c'è del buono e del cattivo, il problema è ciò che siamo in grado di tirare fuori, ciò che siamo in grado di nascondere, ciò che siamo n grado di trasformare etc...
Il discorso verteva appunto sul fatto che la società, per come è strutturata, ci permette e/o aiuta almeno a tirare fuori (sarebbe meglio trasformare, ma mi accontenterei) il buono che c'è in noi... o addirittura l'ostacola?
Il clima c'entra senz'altro , aiuta ma io credo che conti anche altro e cioe' che al sud l'assenza dello Stato da sempre (v. quello borbonico prima ,ecc.) ha imposto uno sviluppo maggiore della solidarieta' tra le persone e l'imporsi di regole diverse non scritte quali ad esempio il controllo da parte della gente nei paesi e nei quartieri dei bambini che vivevano per strada , il controllo dei propri anziani in casa da parte dei vicini ,ed altre cose simili che al nord non si sono potute sviluppare allo stesso modo perche' un minimo di Stato c'era e c'era maggior benessere .
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