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Vecchio 15-01-2008, 22.48.38   #8
Ray
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La statistica secondo me dimostra una cosa nota a tutti da sempre ma spesso passata sotto silenzio. Sfrondandola dei casi limite, quelli al di la della legge da una parte e dall'altra (truffe tipo dco che sto male e sto benissimo e soprusi tipo se stai male ti licenzio), sfrondatura che certamente non riequilibra le cose, esiste un parametro diverso nel lavoratore sul livello di "malessere" che impedisce di andare a lavorare.

Come dire che se sto nel pubblico l'andazzo generale sarà quello di starmene a casa ad ogni piè sospinto se solo mi prude troppo un piede, invece nel privato esiste magari la tendenza opposta: non vado a lavorare slo e proprio non ce la faccio.
In questo c'è la complicità della classe medica in una certa parte, ma esula da quel che volevo dire.

Una parte di quello che volevo dire riguarda quanto un lavoratore si sente necessario all'azienda in cui lavora e non parlo del nevrotico che si sente indispensabile sempre, parlo di situazione reale.
Io farei anche una ricerca a livello statistico su imprese grandi e piccole nel privato, credo ci sia un disequilibrio anche li, però rispetto alla necessità effettiva del lavoratore nel pubblico si è a mio avviso talmente tanto instaurata la forma mentis del "tanto anche se manco mica qualcuno fallisce" che ha prodotto poi quella generale mancanza di responsabilità che induce anche a non tenere in considerazione che nu lavoro che si ferma o si ferma parzialmente comunque provoca disagi a qualcuno.
Se penso poi che conosco tanti dipendenti pubbici che hanno un forte senso di responsabilità (di solito però hanno incarichi in cui è palese la loro utilità per gente esterna all'azienda in cui lavorano) e che mancano dal lavoro solo quando proprio non ce la fanno, devono esserci interi settori-mostro dove semplicemente ce se ne frega.

Nel privato puoi fregartene meno, e non mi riferisco al piccolo artigiano che se sta male non apre bottega e quindi capita che lavora anche con la gamba in gesso, mi riferisco semplicemente a quelle tantissime situazioni in cui il lavoratore sa che se sta male non vengono fatte delle cose che deve fare, magari con scadenza, e che quando torna se le ritrova. Si fa due calcoli e magari va anche col raffreddore.

A ben pensarci forse la complicità della classe medica, anzi del medico-pensiero, non esula poi tanto. La mentalità del tutto è malattia, del guai ad avere un dolorino, del vai a farti visitare per qualsiasi cosa (e quindi ignora ignora ignora te stesso) ha preso un tal piede che ha permesso e facilitatolo sviluppo di una serie di prassi, di pseudo doritti e pure di leggi che ovviamente a quel punto hanno trovato nel pubbico la più comoda instaurazione.

Vabbeh ho fatto un po' di minestra, pazienza...
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