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Vecchio 18-11-2007, 00.25.54   #14
gibbi
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
Ci provo ragà...

Io a 13 anni sapevo esattamente cosa avrei voluto fare... ovvero quello che volevo fare da quando ne avevo 4: l'astronauta.
Sapevo anche esattamente che non avrei potuto. Per una serie di motivi (tra cui il fisico... per esempio avevo gli occhiali) la questione era intentabile. I miei però si sono comportati seriamente su sta cosa e mi hanno fornito tutte le informazioni del caso, sostenedomi nella frustrazione ma tenedomi coi piedi per terra. Avrei potuto occuparmi di "spazio" per hobby, ma l'unico modo di farne una professione era di trasformarla in studio... diciamo la facoltà universitaria di fisica, tanto per cominciare.

Poi mi hanno portato al fatto che, volente o nolente, capace o non capace, avrei dovuto scegliere una scuola superiore. Avevo infatti già scartato l'opzione di non farne.
Non sapevo cosa avrei voluto fare nella vita... l'idea di studiare fisica anche mi andava... ma sapevo un'altra cosa molto bene grazie a loro: avrei potuto cambiare idea.

Andavo bene a scuola ed era abbastanza chiaro che avessi dei talenti (capacità spendibili in un modo o nell'altro a scelta) da giocare. Mi consigliarono un liceo. Mi spiegarono le differenze tra classico e scientifico (al tempo quei due c'erano) ma mi dissero anche delle altre scuole e ragionarono con me su cosa mi piaceva e che porte si aprivano o chiudevano con le varie scuole. Mi parlarono anche delle porte lavorative ma, attenzione, mi dissero una cosa importantissima, che poi ho verificato vera.

Tutte le previsioni possibili di lavoro dopo una certa scuola erano basate sul mondo di allora, mondo che sarebbe potuto cambiare e quindi con esso anche i lavori corrispondenti. Erano quindi previsioni assai aleatorie. Fatto sta che adesso faccio un lavoro che al tempo (quando avevo 13 anni) non esisteva.

Feci il liceo scientifico. Durante gli anni relativi, mi pentii due volte della scelta, cambiai "inclinazioni" (materie che mi andava di fare) tre volte in modo sostanziale e decine in modo meno evidente (per non dire di giorno in giorno a seconda della ragazza che avevo o non avevo o di chi aveva vinto la partita della domenica), altre sei o sette volte ebbi la conferma di aver fatto bene a fare il liceo, proprio quel liceo, 100 volte son stato fiero, mille mi son dovuto adattare. Tutte queste esperienze mi sono servite, soprattutto quelle che sembrano "negative".

Adesso come adesso sono contento di aver fatto la scuola che ho fatto, anche se non ho alcuna controprova. Mi ha dato quel che mi ha dato e io ho preso quel che ho potuto (di cui fa parte il "voluto"). Sarebbe stato meglio un'altra? E' impossibile rispondere. Questo ho fatto, cerco di usarlo al meglio.

Una cosa i miei mi ripetevano spesso. Che a tutti i costi non volevano influenzarmi con le loro scelte passate, che le considerassero errori o meno. Lo dicevano un po' troppo spesso. Ne avevano una paura folle. Ma con questa paura mi influenzarono eccome. Io mi son fatto raccontare a forza le loro esperienze e da entrambe ho capito che delle loro scelte erano sia contenti che no. Tanto mi bastò..
L'ho dovuto rileggere un po' di volte

Poi ho dovuto digerire
Gibbi, "mettere uno nelle migliori condizioni possibili" non è valutabile dalle condizioni che si producono... per assurdo potrebbero anche essere il marasma più totale (se è un'esperienza che quel singolo individuo "deve" fare)... possiamo solo guardare a noi stessi e vedere se noi abbiamo risolto i nostri conflitti e se no, se riusciamo a tenerceli... in modo che i figli si cucchino i loro e solo i loro.

Ora penso di aver finalmente compreso il significato di quel "mettere uno delle condizioni possibili" oltre al profondo significato del messaggio che hai trasmesso con il post che ho citato e che mi sono permessa di evidenziare nelle parti che ritengo essenziali....
Ed ecco la ricetta: prendere il/la ragazzo/a di tredici anni , controllare che non abbia le idee chiare sul suo domani scolastico (e non) , scuoterlo un paio di volte per essere sicuri che le poche idee che ha in testa siano più mescolate possibile , farsi raccontare tutto quello che già sa o pensa di sapere (senza perdersi in troppe distinzioni) sulla scuola che dice o pensa che forse vorrebbe fare , invitarlo/a a fissarti negli occhi verificando che tenga contemporamente le orecchie aperte , raccontare a propria volta quello che si ritiene che manchi per completare negli elementi minimi il quadro scuola ....
il tutto dopo essersi assicurati di aver ermeticamente chiuso tutte le proprie idee, opinioni , esperienze (negative e positive) dentro un capace forziere in modo che nulla possa fuoriuscire , sfoderare uno smagliante sorriso a quarantotto denti , posizionare il figlio/a davanti a sè, appoggiare le mani sulle sue spalle e spingerlo dolcemente per favorire il minimo abbrivio ..... e mentre lui/lei si allontana è concesso tenere le dita di
una mano incrociate e quelle dell'altra anche ......
Grazie Ray
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